Natale Melegatti: dopo i pandori, cassa integrazione
Anche i lavoratori della Melegatti hanno detto sì alla cassa integrazione. Al termine di un’assemblea che è stata a tratti dura, non hanno potuto far altro che dare il via libera all’ammortizzatore sociale richiesto dai vertici della storica azienda dolciaria.
Realisticamente non c’erano alternative a questa soluzione: un po’ perché il loro voto, anche contrario, non sarebbe stato vincolante, e un po’ perché senza produzione in corso, soluzioni diverse non erano percorribili pena l’aggravio dell’esposizione debitoria, già ingentissima, cosa che il tribunale di Verona non avrebbe mai autorizzato.
Quindi, a giorni sarà firmata anche dalle organizzazioni sindacali la domanda di cassa integrazione per 6 settimane, a partire da lunedì scorso 11 dicembre, per tutti i lavoratori stabili della Melegatti. Questa la richiesta, anche se durata e personale coinvolto dovrebbero essere inferiori. «I lavoratori – ha chiarito Maurizio Tolotto di Fai Cisl – hanno accettato, ancora una volta, per senso di responsabilità. Però, visto che le promesse iniziali sono state solo in parte rispettate chiedono chiarezza assoluta e un piano certo per quanto riguarda la campagna di produzione pasquale». La speranza dei dipendenti, infatti, era che si passasse direttamente dalla produzione dei pandori a quella delle colombe senza lo stop di macchine e forni. «Così ci era stato detto – ha ribadito Tolotto – anche perché i dipendenti sono tornati al lavoro dietro precise garanzie, visto che in cassa integrazione c’erano già». Ed, invece, necessariamente passeranno anche le festività di Natale in cassa integrazione con la speranza di tornare al più presto nello stabilimento. Ma ciò che preoccupa i lavoratori è anche il fatto che, ad oggi, i finanziatori non abbiamo ancora messo in azienda i 6 milioni di euro previsti dal piano approvato dal tribunale. Di quella liquidità pattuita solo una parte minoritaria sarebbe entrata nelle case di Melegatti. Il punto centrale, comunque, rimane la continuità produttiva. «Rimanere a casa non può far piacere – ha chiarito Paola Salvi di Flai Cgil – per questo chiediamo chiarezza sul futuro produttivo a partire da gennaio. Ribadiremo questo concetto anche al momento della firma della richiesta di cig. Se davvero la produzione partirà dopo l’Epifania sarà necessario tornare in fabbrica prima per realizzare tutte le procedure indispensabili per la ripartenza».