Bpvi, in 15 mila chiedono i danni
Marea di parti civili, già 3.382 alla prima udienza. Sorato stralciato per legittimo impedimento
Prima maxi udienza ieri per il tracollo di Bpvi. Una marea di parti civili: già 3.382 si sono presentati per chiedere i danni di fronte al giudice Roberto Venditti e ai difensori dei sette manager indagati. In aula un serpentone di avvocati che rappresentano i risparmiatori L’elenco delle vittime del crac che, stando alle prime stime, potrebbe arrivare a contare 15mila parti civili.
«Ladri, ladri, ladri...». Seduto su un gradino di marmo fuori dal tribunale berico, Leonzio Zanardo tiene in mano un cartello che ripete come un mantra la stessa accusa. Nel mirino di questo vecchietto trevigiano, ci sono gli ex manager Bpvi. Anche se i suoi, di risparmi - «Trentamila euro che dovevano servire per curarmi» -, li ha persi nell’altro crac finanziario, quello che ha messo in ginocchio Veneto Banca. «Ma ho voluto esserci per dimostrare la mia solidarietà ai risparmiatori della Popolare di Vicenza».
Per il popolo degli ex azionisti, in fondo, non c’è molta differenza. Che il nemico si chiami Gianni Zonin (ex presidente Bpvi) oppure Vincenzo Consoli (l’ex Ad di Montebelluna), conta soltanto avere giustizia. E finora ci hanno provato in 3.382: sono i soci Bpvi che ieri hanno chiesto di costituirsi parte civile nel processo contro gli ex vertici dell’istituto di credito. L’udienza preliminare è iniziata alle 10.40, di fronte al giudice Roberto Venditti, ai difensori dei sette manager indagati (nessuno di loro presente in aula) e al serpentone di avvocati che rappresentano i risparmiatori e che fin dalle 8 del mattino si sono messi pazientemente in fila per depositare i documenti che riassumono la «storia» dei loro clienti. E quella di ieri è stata solo la prima fase. Domani e venerdì si continuerà a raccogliere l’elenco delle vittime del tracollo che, stando alle prime stime, potrebbe arrivare a contare quindicimila parti civili. «Se tutti decidessero di comparire, non basterebbe uno stadio», ha ammesso il giudice, ipotizzando che in futuro potrebbe essere necessario spostare le udienze in spazi più ampi «come l’aula bunker di Mestre». È solo un’ipotesi, come quella di utilizzare il teatro civico o un padiglione della Fiera.
La mattinata è iniziata con un colpo di scena: l’avvocato Fabio Pinelli ha invocato il legittimo impedimento per il proprio cliente, l’ex direttore generale Samuele Sorato. Ha dei seri problemi di salute, che hanno spinto il magistrato a stralciarne la posizione per proseguire l’udienza con gli altri indagati. Le sue condizioni saranno nuovamente valutate l’11 gennaio, e solo allora si saprà se sarà necessario un nuovo rinvio oppure se potrà rientrare nel procedimento in corso. «Ma questo non pregiudicherà alcunché: il processo va avanti», assicurano i pm titolari dell’inchiesta, Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi.
Quello che è successo alla Popolare di Vicenza «è un grandissimo dolore anche per Gianni Zonin, come per tante persone che hanno lavorato per questa banca» ha detto Enrico Ambrosetti, che difende l’ex presidente. «Certamente sente il dispiacere per questa vicenda ed è consapevole della gravità della crisi che c’è stata. Ma è sicuro che il processo dimostrerà l’assenza di ogni responsabilità da parte sua e dell’intero consiglio di amministrazione».
Mentre fuori dal tribunale alcuni risparmiatori protestavano con cartelli e striscioni, all’interno i legali di parte civile depositavano le loro richieste di costituzione. C’è chi, come un legale bolognese, ha annunciato che nell’arco delle tre giornate ne presenterà 9.500. Si vedrà. Di certo, in aula c’era anche l’avvocato Stefania Ceci, che rappresenta Bankitalia la quale, assicura «è una vittima di quanto accaduto». Al suo fianco, il professore di Diritto penale Domenico Pulitanò: «Rappresento la Banca centrale europea, che per ora chiederà di essere presente al processo solo come parte offesa, visto che agli indagati si contesta il reato di ostacolo alle autorità di vigilanza».
La prima mattinata è proseguita senza intoppi (e non era affatto scontato), anche grazie al contributo di volontari, alpini, e delle forze dell’ordine che hanno gestito la «macchina» della sicurezza. Una volta costituite tutte le parti civili, l’udienza preliminare entrerà nel vivo nel 2018, quando il gup prenderà la decisione più importante: se mandare a processo i manager della banca accusati di aggiotaggio, ostacolo alla Vigilanza e falso in prospetto.
Il giudice
Se tutte le parti civili decidessero di presentarsi, non basterebbe uno stadio