Corriere di Verona

Marsiaj, il primario che ha lasciato tutto per l’Africa

Mario Marsiaj: con mia moglie Claudia ho scelto di aiutare gli altri

- Visentin

Mario Marsiaj tira le somme di un impegno che l’ha visto in prima linea in un ospedale ad Angal, in Uganda. Per dedicarcis­i ha mollato il posto di primario al Centro per le Malattie Tropicali di Negrar.

A 17 anni ha capito con chiarezza la sua strada: aiutare gli altri. Niente era più importante. E con questo obiettivo nel cuore e nella mente, si è tuffato nella vita di adulto. Sessant’anni dopo, Mario Marsiaj di Verona, tira le somme di un impegno che l’ha visto in prima linea in Uganda, ad Angal, un impegno che ha salvato la vita a moltissime persone e ha cambiato (in meglio) quella di tante altre. Un ospedale con 250 posti letto là dove non c’era nulla, una Nutrition Unit per combattere la malnutrizi­one e fare vivere i bambini destinati a morte certa, poi scuole, insegnanti, medicine. Per dedicarsi al progetto Angal, Mario Marsiaj ha mollato pure il posto di primario al Centro per le Malattie Tropicali di Negrar, che ha fondato lui facendolo diventare un’eccellenza sanitaria in Italia. «Non sono un tipo comune scherza - . Ma la molla è scattata davvero quando avevo 17 anni. Leggevo molta filosofia e già questo mi portava a riflettere. Poi mi sono ammalato, mi hanno tolto un rene - rivela Mario Marsiaj - . Da lì l’esigenza di dedicarmi al prossimo. Per questo ho deciso di fare il medico e di andare in Africa, dove 60 anni fa medici non ce n’erano. Ho condiviso la mia passione e le mie scelte con la ragazza di cui ero innamorato al liceo, Claudia, diventata mia moglie. Dopo la laurea, con nostro figlio di un anno, siamo partiti con il Cuamm per l’Uganda e abbiamo trovato un posto desolato e una situazione terribile. “Torno a casa”, ha detto subito mia moglie. Invece siamo rimasti».

Lunghi anni di lavoro senza sosta, in mezzo alla povertà, a fame e malattie. Ma dalla buona volontà di Claudia e Mario sono nati l’ospedale St Luke, la Nutrition Unit, la scuola.

Mario ci ha rimesso anche in salute, una grave epatite che ha dovuto curarsi in Italia. intanto è arrivata la seconda figlia. E nuove sfide a Verona: il Cesaim (Centro salute immigrati) realizzato da Marsiaj per curare tutti i migranti che in quegli anni non avevano diritti né assistenza sanitaria: diecimila pazienti all’anno. Poi ha fondato il Centro di Oncologia all’Ospedale di Negrar (Marsiaj è specializz­ato anche in oncologia) e quindi il Centro di Medicina Tropicale, di cui è diventato primario. «Mi piaceva il mio lavoro a Negrar, stavo bene - dice -, ma nel ’98 l’ospedale di Angal era in difficoltà, rischiava di chiudere. Non ci ho pensato due volte, ho mollato tutto e sono ripartito per l’Uganda. I colleghi primari di Verona mi guardavano come fossi matto: lasciare un primariato ben pagato per salvare i bimbi africani, sembrava una follia. Anche mia moglie non era d’accordo. Ma sono partito lo stesso. La voglia di aiutare gli altri per me è sempre fortissima, sono convinto profondame­nte del messaggio evangelico». Oggi, a 82 anni, Mario Marsiaj con la moglie Claudia di 80, continua a tornare in Uganda il più possibile. E per garantire vita eterna e continuità all’ospedale di Angal 20 anni fa ha fondato l’associazio­ne «Amici di Angal» che con il Fundraisin­g sostiene l’impegno in Uganda: servono minimo 260 mila euro all’anno per l’ospedale, la scuola, le medicine. Domani sera alla cantina Valpolicel­la Negrar la cena che celebra i 50 anni di attività ad Angal di Mario e Claudia Marsiaj e raccoglie fondi per sostenere il progetto. .

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Ad Angel, in Uganda. Sopra, Mario e Claudia Marsiaj in ambulatori­o
L’ospedale Ad Angel, in Uganda. Sopra, Mario e Claudia Marsiaj in ambulatori­o

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