I 150 anni del Lorgna che ha formato sindaci, intellettuali e grandi manager
L’elisir è quello dell’eterna giovinezza. «Lo studente è sempre uguale, qualunque sia l’epoca. Una scuola non invecchia mai», dice Gabriele Rodriguez, ex studente e oggi presidente del Consiglio d’Istituto del Lorgna-Pindemonte. Il Lorgna compie 150 anni, poco meno dell’unità d’Italia, ma sulle candeline soffia un volto senza rughe, benché di storie - quello che è il terzo istituto più antico della città dopo il Maffei e l’Educantato Agli Angeli e dedicato alla figura di Anton Maria Lorgna, generale della Repubblica Veneta, matematico e fisico - ne ha viste e vissute da quel 2 dicembre del 1867, giorno della prima campanella nella sede originaria del convento dei Gesuiti, dove oggi c’è la Biblioteca Civica.
Storie ricordate ieri mattina in Gran Guardia, dove il prof. Giovanni Borghini, insegnante della scuola e curatore del libro «L’Istituto Lorgna-Pindemonte – Istruzione e Società in 150 anni di storia» (Cierre edizioni), ha organizzato un happening celebrativo tra dibattiti e rappresentazioni teatrali. Storie di ragazzi, racconta Borghini: «Gli studenti di fine ‘800 tutti in giacca e cravatta e maschi, con professori poco più vecchi di loro perché nell’800 gli insegnanti erano giovanissimi. Quelli che pochi anni dopo partirono per la Grande Guerra e quelli dell’epoca fascista. Quelli che nel secondo dopoguerra hanno fornito al Paese e alla città non solo la classe dirigente, ma anche i
tecnici della ricostruzione. Ma anche quelli degli anni ‘60 e ‘70 della contestazione giovanile». Sul ‘68 si sofferma Vittorio Castagna, 90 anni, il decano dei professori del Lorgna, dove ha insegnato dal 1954 al 1980: «Un’epoca difficile. Erano anni di manifestazioni e contestazioni, in cui era necessario un forte equilibrio e senso di responsabilità di noi professori. Da quegli anni abbiamo imparato tutti. Gli studenti, che successivamente hanno scoperto le esagerazioni della loro contestazione. Noi insegnanti, che abbiamo smesso di esercitare l’autorità sotto forma di autoritarismo e imposizione». Storie di volti che sarebbero diventati celebri: «Qui insegnò l’ingegner Enrico Carli che progettò il canale Camuzzoni», ricorda Borghini. «Tra i banchi invece si sono seduti il letterato e poeta Lionello Fiumi, Angelo Broglia, che divenne il primo direttore generale della Fiat e Camilla Partengo, la prima donna italiana a conseguire la patente di guida. Poi due politici simbolo di Verona, Giorgio Zanotto, studente e poi insegnante, e Gabriele Sboarina». Storie di archivi svuotati: «Dell’epoca fascista rimane solo il fondo del Provveditorato», dice Federico Melotto, storico del fascismo. «Nel ventennio con la riforma Gentile il Lorgna ospitò il Regio Liceo scientifico. La coesistenza lo danneggiò».
Storie di sedi cambiate. Il primo trasferimento nel 1905, al palazzo Bevilacqua, in corso Cavour; la nascita della «costola» Pindemonte nel 1961 (negli anni del boom degli istituti tecnici) con gli studenti del Lorgna spostati prima in Corso Porta Nuova e poi, dal 1975, nella sede di via Ca’ di Cozzi. Infine la riunificazione con il Pindemonte e il ritorno in corso Cavour nel 1997. Storie che messe insieme raccontano una morale: «Quella di un istituto – conclude Borghini - che in questi 150 è stato un riferimento per Verona. Oggi, celebrandolo, vogliamo restituirgli questo onore».
Borghini La morale è quella di un istituto che è stato un riferimento per Verona. Per questo lo celebriamo