Botte perché si prostituisse Salvata dal marito violento grazie a due amiche lucciole
Al gip Luciano Gorra, nel corso della convalida di ieri, ha detto che in realtà lui voleva «liberarla» dal vortice in cui era piombata all’improvviso a causa delle due ex amiche e che le ferite e i traumi riportati dalla moglie erano il frutto di un incidente in auto avuto qualche giorno prima.
Un racconto che non ha minimamente convinto il giudice che lo ha lasciato in carcere con una lista infinita di accuse che vanno dallo sfruttamento della prostituzione, alle minacce, passando per le lesioni gravissime. A lanciare l’allarme, venerdì pomeriggio, è stata una prostituta slava che ha chiamato la polizia raccontando di essere appena stata minacciata di morte da un bosniaco di 54 anni. Lei e una «collega» avevano infatti nascosto in casa, nella zona del Palladio, la moglie 27enne del pericoloso pregiudicato dopo che lui l’aveva malmenata fino a romperle il polso. Gli agenti delle volanti, su disposizione del pm Federica Ormanni, hanno sottoposto a fermo l’uomo, A.K. difeso dall’avvocato Veronica Dal Bosco e lo hanno portato a Montorio.
È stata la moglie, una volta tranquillizzata, a raccontare il L’intervento Poliziotti in azione
dramma quotidiano che il compagno le faceva vivere. Sfruttando il suo stato di clandestinità, la costringeva a vendersi per provvedere a tutti i suoi bisogni e la pestava di frequente.
Un «copione» terribile recitato sia quando vivevano in Austria che una volta arrivati a Verona, il mese scorso. Al termine dell’ennesimo pestaggio, lei aveva chiesto aiuto alle due amiche che l’avevano nascosta in casa fino all’intervento della polizia che la ha affidata ai volontari di un centro anti-tratta.
Lui invece, al gip ha raccontato che in realtà a sfruttarla e a costringerla a vendersi, erano le due amiche.