Cattedre a rischio per le maestre: 200 casi a Verona
Immesse in ruolo, escluse dal Consiglio di Stato
Dopo la sentenza della plenaria del Consiglio di Stato che ha escluso le docenti non di ruolo con il solo diploma magistrale dalle graduatorie, oltre duecento maestre elementari rischiano di venire escluse dall’insegnamento. Con la conseguente difficoltà a reperire sostituti, in un momento in cui le scuole sono in difficoltà. In provincia potrebbero essere 215 le insegnanti escluse, la stragrande maggioranza delle maestre immesse in ruolo, in tutto 250 negli ultimi due anni. I sindacati sono sul piede di guerra: «Senza loro si blocca la scuola». E c’è chi annuncia il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Sono state le maestre VERONA che, a settembre, hanno permesso alla scuola, anche quella veronese, di ripartire. Ben 250 immesse dalle Graduatorie ad esaurimento negli ultimi due anni scolastici, alcune dopo un decennio abbondante di precariato. Adesso dovranno ricominciare da capo, messe in un angolo nella cosiddetta «seconda fascia». Non da ora, sia chiaro. Sarà un processo lento, ma l’esito è scontato e nella sola provincia ci potrebbero essere circa 215 insegnanti in meno. È l’esito, declinato localmente, del pronunciamento della plenaria del Consiglio di Stato, arrivata questa settimana. Una sentenza attesa da tempo, e temuta, nel mondo della scuola. In breve, le maestre in possesso del «solo diploma magistrale» conseguito entro l’anno scolastico 2001 – 2002 non possono essere inserite nella graduatorie a esaurimento, ossia le lunghe liste (teoricamente svuotate con la «Buona Scuola») da cui si «pescano» le insegnanti prima dei concorsi. Quindi, la loro immissione è da rigettare. Ciò non significa che le maestre spariranno dalle cattedre dall’oggi al domani. Cosa succederà? Prima dovranno arrivare a sentenza i singoli ricorsi in diversi tribunali, con le tempistiche tipiche della giustizia. Ma si sa già, che in virtù di quanto espresso dalla plenaria, la risposta sarà sempre e solo «no». Il problema, per la «filiera» della scuola, potrebbe dunque porsi a settembre, data la difficoltà, anche in questi giorni di reperire insegnanti per la primaria, perfino dei supplenti. Del resto era stato lo stesso dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Stefano Quaglia, a indicare la questione come una delle maggiori criticità qualche mese fa. Per capire com’è la situazione basta fare un confronto con le docenti andate in pensione a settembre, 92 nelle elementari. Ci sono poi, le storie personali delle singole maestre. Per molte di loro il diploma da magistrale non è l’unico titolo di studio in loro possesso. Alcune sono rimaste vittima di un vuoto normativo a inizio secolo: anni in cui non era chiaro il percorso da seguire per diventare maestra. Così hanno conseguito lauree (ad esempio scienze dell’educazione) che poi non sono state riconosciute per questa professione. I sindacati sono sul piede di guerra: «Senza i diplomati magistrali le scuole non avrebbero insegnanti in cattedra - tuona Beatrice Pellegrini segretaria provinciale di Cgil - Flc - con la sentenza della plenaria, il Consiglio di Stato ha smentito se stesso, andando contro a diverse sentenze in merito. E solamente 35 delle nuove ammissioni erano a pieno titolo: si trattava di una missione impossibile. Ora per tutte le altre insegnanti si prospetta un’ingiusta retrocessione ».
«Siamo davanti all’ennesimo pasticcio - aggiunge Alessio Rebonato, di Cisl Scuola con tutti questi dietrofront, dovuti anche all’incertezza della politica, più che di buona scuola si dovrebbe parlare di scuola alla buona». Altrettanto arrabbiata l’Anief, che ha promosso gran parte dei ricorsi anche a Verona. Il presidente nazionale dell’associazione, Marcello Pacifico annuncia ricorsi fino in Cedu, la Corte dei europea dei diritti umani.