Hellas preso a pallate dall’Udinese
Alla Dacia Arena i bianconeri vincono 4-0. Pecchia sconsolato: «Ma ci rifaremo»
L’Hellas è fragile ed è rimasto fermo all’effimera gloria vissuta con il Milan. Le assenze (anche Caceres dà forfait) fanno il resto. Alla Dacia Arena è un pomeriggio da incubo per i gialloblù, presi a pallate dall’Udinese per 90 minuti. Finisce 4-0 (due gol per tempo) ma il passivo poteva essere anche peggiore. Segnano Barak (doppietta), Widmer e Lasagna. A fine gara il tecnico Fabio Pecchia è sconsolato: «Ma ci rialzeremo anche questa volta», promette.
Togliete al Verona i tre giocatori che, in queste settimane di (sia pure arzigogolata e incompleta) risalita per i gialloblù, hanno garantito all’Hellas pericolosità in attacco e compattezza a centrocampo e in difesa, mettete di là una delle squadre più ispirate del momento in Serie A, ed ecco che il risultato non potrà che essere uno solo. Ossia, una vittoria dilagante per l’Udinese, che prende possesso della partita della Dacia Arena manu militari e s’impone per 4-0. Il Verona poco – anzi, nulla – fa per replicare al dominio bianconero e in 45’ è già squagliato, con due gol subiti, presi quasi per inerzia, di fronte ai muscoli spianati di legionari poderosi come Barak, Jankto e Widmer, gente che sembra tirata fuori da un film sulle invasioni barbariche: sono grossi, sono duri, sono scolpiti nel ferro.
L’Hellas, al contrario, è fragile ed è rimasto fermo all’effimera gloria vissuta con il Milan. Le assenze fanno il resto. Non vuole essere un alibi, questo, ma è un dato di fatto che il Verona, privo dello squalificato Büchel, dell’infortunato Cerci e, soprattutto, di Martin Caceres – stoppato in extremis dalla lombalgia –, oltre che di Fares e Valoti, è un’altra cosa, sebbene la constatazione non dica tutto. Impoverito nelle idee e nella qualità, l’Hellas è travolto dalle ondate d’attacco dell’Udinese. In tempi mitici e lontani, in questo stesso stadio, il Verona fu trascinato a un’epica vittoria da Hans-Peter Briegel, un panzer nel fango del 5-3 dell’anno dello scudetto. Il carroarmato, stavolta, ce l’ha l’Udinese.
Barak, si diceva: chi lo blocca questo qua? Non di certo la fiacca mediana dell’Hellas, appassita come un gladiolo nel freddo di dicembre. Fa troppo poco, il Verona, per contenere lo strapotere di un avversario in condizione eccellente e che, tolti i minuti iniziali, trascorsi a squadrarsi, sfonda a destra, a sinistra e al centro. Il gol dell’1-0, segnato proprio da Barak, non è altro che la conclusione logica di un periodo di costante spinta dell’Udinese. L’Hellas si era fin lì limitato a respingere le offensive senza mai, però, rovesciare il fronte. Leggerissimo in avanti – Kean e Bessa provano a combinare qualcosa, ma non è giornata –, congelato sulle fasce, con Romulo e Verde che non riescono a imprimere velocità alla manovra, il Verona cede con arrendevolezza a tratti sconcertante. Il bis, nato da una botta del solito Barak su cui Nicolas pasticcia, con successivo parapiglia risolto da Widmer, fa da naturale suggello al monologo dell’Udinese.
La mattanza prosegue nel secondo tempo: i gol, indovinate un po’, di Barak e di un altro tarantolato, Lasagna, sono un riscontro persino minimo, rispetto a quanto si vede sul campo. Le statistiche dicono che l’Hellas ha tirato in porta una volta, l’Udinese ventuno. Numeri da sgambata di metà settimana. Invece è tutto vero. E, a rifletterci, ti accorgi che per spiegare un crollo di queste dimensioni non è sufficiente ricorrere a tutte le giustificazioni del mondo.