Il gruppo della carta agli americani per 650 milioni I sindacati chiedono garanzie per l’occupazione
Si aggira sui 650 milioni di euro il VERONA valore dell’operazione che ha portato il fondo americano Bain Capital Private Equity ad acquisire la maggioranza delle quote della Fedrigoni, fino ad oggi controllata dall’omonima famiglia veronese che passa quindi il testimone dopo 130 anni. Era il 1888 quando Giuseppe Antonio Fedrigoni fondò la cartiera di Verona sfruttando la forza motrice del canale Camuzzoni, appena costruito. Da allora, l’impresa è cresciuta e si è rafforzata, fino a diventare un piccolo colosso da 1,1 miliardi di fatturato nel 2017, con 2.700 dipendenti e stabilimenti in Italia (tra cui le famose cartiere di Fabriano), Spagna e Brasile. Dopo due tentativi abortiti di quotarsi in Borsa e il fallimento dell’opzione Edizione (cassaforte della famiglia Benetton) la chiusura con gli americani di Bain Capital. L’azienda «è un player internazionale che necessita di risorse ulteriori per supportare a livello globale le proprie ambizioni», ha detto il presidente Alessandro Fedrigoni (che manterrà una piccola quota, forse intorno al 10%). Nell’ultimo anno c’è stata la perdita di due commesse importanti per la realizzazione di cartamoneta dalla Bce (che ha dimezzato gli ordini) e dall’India. La conseguenza è stata il blocco di alcune linee produttive negli stabilimenti di Fabriano e Bollate. I sindacati chiedono «di essere coinvolti il prima possibile affinché la tutela dei livelli occupazionali e l’integrità dell’intero perimetro del Gruppo siano già previsti all’interno dell’accordo di cessione».