Corriere di Verona

«Juve troppo forte A questo Hellas serve un miracolo»

L’ex capitano gialloblù doppio ex della sfida è pessimista: «Non sarà come con il Milan. Divario enorme, anche mentale»

- Fontana

L’avvertenza è da capitano vero: «Non si scambi la partita con la Juventus con quella col Milan». Roberto Tricella, bandiera dell’Hellas, in gialloblù dal 1979 al 1987, passò in bianconero, insieme a Gigi De Agostini, per restarci fino al 1990. Appena gli chiedi delle chance del Verona di frenare la marcia di Madama, sbuffa: «Prendere punti non sarà impossibil­e, ma ci manca poco. Miracoli esclusi: non si sa mai…». Speranze al minimo, dunque?

«Il divario tra le due squadre è enorme non soltanto sul piano tecnico, cosa ovvia, ma anche sotto l’aspetto mentale. L’Hellas trova una Juve che è in un momento favorevoli­ssimo. Ha risolto il problema della difesa. Non prende più gol e ne fa sempre. E, se serve, vince anche soffrendo. Temo che sia troppo forte per questo Verona». Un modo per metterla in difficoltà ci sarà, no?

«Sì: aspettare, a rischio di voler essere attendisti, e colpire in contropied­e. O perlomeno provarci, perché non so quanto la Juve concederà. Ho dei dubbi sul fatto che all’Hellas saranno lasciati spazi sufficient­i per agire. Anche se…». Anche se?

«Il calcio non è nuovo a regalare delle sorprese che vanno oltre l’impossibil­e. La brutta prestazion­e del Verona con l’Udinese, lo ammetto, fa pendere i giudizi in senso negativo, tanto più perché la squadra arrivava dal 3-0 al Milan. Non puoi essere sempre in altalena. Senza continuità nei risultati non vai lontano, sia che tu sia in corsa per lo scudetto che nel caso in cui il tuo obiettivo, com’è per l’Hellas, si chiami salvezza». Diceva prima: la Juve non è il Milan.

«Mi spiego meglio: detto che il Milan non attraversa un periodo di gran forma, al di là del derby di Coppa Italia vinto con l’Inter, la Juventus non le sbaglia, certe partite, non spreca punti. La tradizione dice che contro di loro, in casa, il Verona ha vinto spesso, ma se quel miracolo di cui parlavo dovesse avvenire domani, sarebbe qualcosa oltre il concetto di sorpresa».

Quale sarà il giocatore da controllar­e con maggiore attenzione da parte dell’Hellas, nella Juve?

«Tutti. Non scherzo. Ne fermi uno e ti punisce l’altro, tamponi di qua e ti sbucano di là. Questa si chiama mentalità vincente: è la voglia di essere sempre decisivi. Se il Verona riuscisse a giocare una partita di grandissim­a concentraz­ione per tutti i 90’ e più della gara, potrebbe pensare di limitare la Juve, ma poi basta un attimo, un’invenzione singola di uno dei tanti campioni su cui conta Allegri per cadere». Qualche speranza c’è?

«Ce ne saranno se l’Hellas non commetterà neppure il minimo errore, se giocherà una grande, grandissim­a partita e se la Juve, chissà, incapperà in una serata di ridotta ispirazion­e».

Lontani i tempi, con lei capitano, in cui il Verona mandava in crisi la Juventus…

«Altre storie, altri mondi, altro calcio. Quel che non è cambiato, ed è un dato di fatto, è che la Juve era votata alla vittoria sempre e comunque allora e lo è anche adesso. Quando ci sono passato io non fu così, c’era un ricambio generazion­ale in atto. Platini si era ritirato, Tardelli era andato via da un pezzo, Scirea era alla sua ultima stagione. C’erano Rush e Michael Laudrup. Più forte lui o Elkjaer? Domandate a Preben…».

Attendere e provare a colpire in contropied­e se la Juve concederà spazi

Il Verona è troppo altalenant­e: se vuole salvarsi serve più continuità

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