BANCHE, TRE SFIDE APERTE
L’anno volge al termine ed è tempo di bilanci anche sul versante del contenzioso bancario. La Commissione parlamentare d’inchiesta a breve esaurirà le proprie funzioni e, se non fossimo a cospetto di un’immane tragedia giuridicofinanziaria, verrebbe da chiedersi: qual è la morale della favola? Propongo qui di seguito tre brevi riflessioni. Ecco la prima. La legge di bilancio apre la porta a una soluzione (vedremo quanto parziale) della questione dei risarcimenti a favore degli ex soci. Come già abbiamo avuto occasione di rilevare da queste colonne, la partita si è ora spostata in sede di redazione del decreto che dovrà dare risposte chiare in ordine a chi sia chiamato a decidere (a questo punto sembrano profilarsi forme di arbitrato amministrato dall’Autorità Anticorruzione) e sulla base di quali criteri (pare chiaro che sarà data priorità alle fasce più deboli, per reddito ed età). Il tempo per scrivere il decreto è breve: soltanto 90 giorni per comporre un puzzle giuridico assai complesso, in cui il Fondo di ristoro per i risparmiatori danneggiati si coordini con l’offerta pubblica di transazione già chiusa, ma anche con il Fondo messo a disposizione direttamente da Intesa. E il tutto deve essere composto senza errori e ingenuità. Oltretutto, alcune onde d’urto sul quadro generale potrebbero derivare dalla Corte Costituzionale, che presumibilmente [...]
Amarzo si pronuncerà su taluni profili della riforma che nel 2015 aveva obbligato le banche popolari con patrimonio superiore agli 8 miliardi a trasformarsi in Spa: che dire se vedessimo cadere pezzi di quella riforma, che senza dubbio ebbe un ruolo acceleratorio rispetto alla débâcle delle popolari venete?
V’è poi una seconda riflessione da svolgere. Dal 2018 l’assetto finanziario del Nordest avrà un volto nuovo. Sì, perché se la pars
destruens della vicenda si è già consumata, non ancora chiara però è la pars
construens: quali saranno i protagonisti di un territorio che industrialmente non ha perso la sua vitalità? Sotto questo profilo, vengono in rilievo la geografia e la capacità di rinnovamento delle fondazioni bancarie, ma anche i movimenti di soggetti stranieri, oltreché, ovviamente, le strategie dei maggiori players italiani. Terza riflessione. In quest’ultimo scorcio di 2017, l’attenzione mediatica per la vicenda delle banche è cambiata. Nonostante qualche tentativo di sovrapporre le tinte della politica alla vicenda, cruda e vera, oggi l’opinione pubblica sembra aver metabolizzato l’idea che il caso banche meriti uno straordinario sforzo di pacificazione, da condursi sul piano di una buona «legislazione d’emergenza». Appare invece tramontato l’orientamento minimizzante, ancora in voga a inizio 2017, in base al quale, per un verso, si asseriva che gli azionisti delle popolari fossero – tutti sullo stesso piano – normali investitori di rischio e, per altro verso, che i consueti meccanismi della nostra giustizia avrebbero dovuto fare il loro (lento) corso; nella specie, dapprima i processi risarcitori e poi la procedura fallimentare avrebbero dato le risposte di sistema: ma quali? Non poteva essere così e di ciò finalmente ci si sta tutti avvedendo.
Forse proprio quest’ultimo è il dato che ci dà maggiore speranza: mai come per il 2018, comunque, per chi si accosta al tema banche l’augurio dovrà essere di buon lavoro.
Dopo il tracollo L’attenzione mediatica sul tema delle banche è cambiata