Pizzeria incendiata per intascare la polizza Gestore e titolare nei guai
È accaduto in via Nizza nel 2016. I due uomini incastrati dalle celle telefoniche
Si era pensato addirittura al racket, invece la spiegazione - secondo la polizia - è più semplice: a dare fuoco alla pizzeria Shakespeare, nell’agosto del 2016, sarebbe stato lo stesso gestore, su indicazione del titolare. L’obiettivo? Mettere le mani sull’assicurazione: poco prima era stata sottoscritta una ricca polizza.
Si era pensato a un’estorsione, forse alla punizione per non avere pagato il pizzo. A un inquietante regolamento di conti tra locali rivali. Ipotesi da crime story, da gangster movie. Ma la realtà, secondo la ricostruzione della polizia a un anno e mezzo dall’incendio, potrebbe essere più vicina alla commedia. Non sarebbe stato un estraneo a incendiare la pizzeria Shakespeare di via Nizza, ma il gestore, con il benestare del proprietario che, al momento del fatto, si trovava – forse per crearsi un’alibi – in Tunisia, paese di cui era originario. Il motivo, a questo punto, lo si può intuire: intascare i soldi dell’assicurazione. Entrambi sono stati denunciati.
La mattina del 18 agosto 2016, il locale si presentava completamente devastato. Le fiamme, pur danneggiando solo lievemente la struttura, avevano bruciato tutti gli interni: tutto, dai forni ai tavoli, era inutilizzabile. Il giorno dopo, a fare la conta dei danni, c’era anche il gestore, di cui sono state rese note le iniziali: D. V., originario della Basilicata. Secondo la squadra mobile, che ha preso in mano fin da subito le indagini, è stato lui, materialmente ad appiccare il fuoco. Che l’incendio fosse doloso non c’è stato dubbio fin dall’inizio: durante le operazioni di spegnimento, i vigili del fuoco hanno perfino trovato tracce di diavolina.Non è stata scarta nessuna ipotesi, ma mano a mano che gli inquirenti raccoglievano dettagli, emergevano sempre maggiore responsabilità a carico del gestore, un sessantenne con esperienza nel settore che aveva preso in carico la pizzeria da poco tempo. Il primo indizio: le tempistiche. Il gestore ha raccontato agli agenti di aver chiuso il locale a mezzanotte e mezza, senza abbassare la serranda, ma limitandosi a chiudere le porte. Ma l’allarme, da parte dei vicini, è scattato verso l’una e dieci: l’eventuale malfattore avrebbe avuto solo 38 minuti di tempo. A inchiodarlo del tutto, però, il fatto che solo lui, quella sera, aveva le chiavi (non sono stati commessi segni di effrazioni) e, soprattutto, la cella del telefonino, la cui presenza è stata accertata in zona fino ad almeno dieci minuti prima dell’una.
E il proprietario? J.A., queste le sue iniziali, 32enne titolare di diversi locali a Verona aveva appena confermato la polizza per la pizzeria. E non contento ne aveva sottoscritta un’altra, con un massimale molto alto, milionario, che aveva stupito lo stesso assicuratore. Una procedura, quella della doppia polizza, peraltro vietata dalla legge. Il quadro si completa con le difficoltà della pizzeria, che da qualche mese andava male. E D.V., descritto come «factotum» del titolare, non era riuscito a risollevarne le sorti.