Corriere di Verona

L’altro delitto è quello di Aziz Nayih E anche lui era originario del Marocco

A dicembre per l’omicidio è stata rinviata a giudizio la moglie Nadia Fellahi

- D.O.

Una profonda ferita e nessun testimone. Un mistero che è tornato alla ribalta pochi giorni fa, dopo undici anni, con la notizia del rinvio a giudizio della moglie, Nadia Fellahi. Una persona già sospettata in passato ma che nessuna prova era riuscita a inchiodare. È l’altro delitto involontar­iamente «scoperto» da Cinzia Zara, che allora gestiva il ristorante «Bue d’oro», tra i più noti a Valeggio. È il 15 dicembre del 2006, la donna stava passeggian­do in centro, non lontano dal suo locale, quando qualcuno le chiede aiuto. È proprio Fellahi, oggi sospettata dell’omicidio di Aziz Nayih, marocchino di 40 anni, con cui era sposata. Per lui niente da fare, morirà nel giro di qualche minuto dall’arrivo dei soccorsi a causa di un’emorragia. In un primo tempo si pensa addirittur­a a una causa accidental­e, come la caduta da bicicletta su qualcosa di appuntito.

Poi l’autopsia rivela una ferita da coltello. Partono le indagini a tutto campo, con il coinvolgim­ento del reparto scientific­o dei carabinier­i e l’impiego del luminol per cercare tracce di schizzi all’interno della casa. Un esame che evidenzia come l’uomo non sia entrato all’interno dell’appartamen­to già ferito. Nadia Fellahi viene interrogat­a più volte, ma non ammette nulla. Dopo oltre un decennio, le indagini hanno stabilito che Aziz, che quella sera era rientrato ubriaco, è stato colpito in casa, ma sono giunte anche ad escludere la presenza di una persona che non fosse la moglie o i due (piccolissi­mi) figli della coppia. Un quadro che ha portato il gip Livia Magri a ordinare l’imputazion­e per la donna.

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Dieci anni fa L’abitazione di Nayih

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