Autonomia, Brunetta irrita il Carroccio. Zaia: «Avanti con la trattativa»
E Baretta si allinea a Zaia: «Sbagliato ripartire da zero»
Ci si ripara dietro alle reverenze reciproche; ma in realtà in casa Lega le parole sull’autonomia rilasciate ieri al nostro giornale da Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, non sono andate giù del tutto. E si può capire: Brunetta ha smontato il castelletto sin qui costruito sulla base dell’articolo 116 della Costituzione. «Basta tavoli e tavolini, serve una riforma costituzionale», è stata la versione del forzista. Il governatore Luca Zaia taglia corto: «Noi andiamo avanti a trattare, possiamo portare a casa subito i risultati». E con Zaia sta Baretta, sottosegretario Pd: «Sbagliato azzerare tutto».
Ci si ripara dietro alle reverenze reciproche, da fidanzati in campagna elettorale; ma in realtà in casa Lega le parole sull’autonomia rilasciate ieri al nostro giornale da Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, non sono andate giù del tutto. E si può capire: Brunetta ha smontato in quattro e quattr’otto, come un qualsiasi mobiletto Ikea, il castelletto sin qui costruito a fatica sulla base dell’articolo 116 della Costituzione (referendum, trattativa, etc
etc). «Basta tavoli e tavolini — è stata la versione del forzista — una volta al governo avvieremo un processo riformista che investirà anche le specialità e approderà ad una revisione costituzionale. E non basterà una legislatura». Insomma, altro che strada privilegiata per il Veneto. E altro che tempi snelli. Autonomia per tutti, nell’ambito di una generale rivisitazione dell’assetto istituzionale, o per nessuno.
Già, ma come la metteranno tra alleati?
Il primo a commentare è stato proprio il governatore Luca Zaia, ieri mattina a Treviso durante l’inaugurazione della nuova geriatria del Ca’ Foncello: «Condivido il fatto che la madre di tutte le battaglie sarebbe quella di cambiare la Costituzione — ha detto il presidente della Regione — però è pur vero che il terzo comma dell’art. 116 ci consente di negoziare su 23 materie. Finché non ci sono modifiche della Costituzione portiamo a casa le 23 materie e le tasse dei veneti, poi se ci faranno diventare autonomissimi come gli Stati Uniti ben venga. Intanto però noi andiamo avanti, per fine gennaio arriveremo a una firma che stabilisca una road map. Possiamo portare a casa qualcosa e continueremo a trattare come abbiamo detto ai veneti». Più tardi gli ha fatto eco anche il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti (pure lui leghista): «Non voglio polemizzare con Brunetta — ha affermato —. Noi ci siamo mossi nell’ambito dell’attuale Carta. Ma una cosa dev’essere chiara: che chiunque vincerà le elezioni dovrà confrontarsi con i due milioni e mezzo di veneti che hanno votato lo scorso 22 ottobre. Si tratta di un messaggio pesante per tutti coloro che intendano assumersi la responsabilità di governo. Per altro anche nell’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, quello renziano per intenderci, ogni velleità centralista era stata bocciata». A dire la verità, l’aspetto interessante — e per certi versi paradossale — della vicenda è che le parole di Brunetta hanno finito per scontentare anche il governo. Avvicinando così, per una volta, il Veneto a Roma. Sostiene il dem Pier Paolo Baretta, sottosegretario dell’Economia: «Io penso che bisogna evitare di ricominciare sempre da zero, come fa Brunetta. Insomma, non ricomincerei ora con i convegni. Il lavoro sull’autonomia ormai è partito e rinviare il discorso alle calende greche, come si prospetta non corrisponde certo allo spirito con cui in Veneto si è fatto il referendum. Zaia non a caso aveva chiesto risultati immediati e noi gli abbiamo assicurato che glieli daremo già in questa fase. Lombardia, Emilia e Veneto sono stati apripista verso un nuovo federalismo».
Così, chi alla fine sembra accogliere con favore l’impostazione del capogruppo forzista, è proprio uno dei saggi che fa parte della compagine governativa seduta al tavolo della trattativa. Il professor Paolo Costa, ex ministro ed ex sindaco di Venezia: «Sono d’accordo con lui — spiega — a patto però che Brunetta non intenda aprire una nuova stagione rivendicativa. Serve invece una stagione cooperativa. La questione è semplice: l’articolo 116 della Costituzione appartiene ad un’epoca pre-mondo, precedente all’Euro e all’Europa, così come la conosciamo ora. Non si capisce che non ha senso lottare per avere una fetta di una torta sempre più piccola (che è l’autonomia rivendicativa, quella che stiamo conoscendo ora); ma occorre invece lavorare insieme per allargare la torta (un’autonomia cooperativa). Rileggendo dunque i livelli di governo».