San Fermo: boom di visite per vedere il nuovo soffitto
Boom di richieste per vedere il soffitto della chiesa restaurato
C’ erano 270 posti. Sono andati via in meno di due ore. E così scattano tre nuove domeniche per le visite al soffitto della chiesa di San Fermo Maggiore, «i cui restauri – spiega il parroco don Maurizio Viviani –meritano di essere visti da vicino perché esaltano ancora di più il fascino di una colossale e articolata copertura in legno che non ha eguali al mondo».
Essendo stati esauriti già ieri i posti per le prossime tre domeniche, dunque, ecco aggiungersi altre date: 28 gennaio, 4 e 11 febbraio, nuove prenotazioni a partire da stamattina, telefonando fra le 9 e le 13 al numero di telefono 045/592813 dell’associazione Chiese Vive, e visite a gruppi dalle 14,20 alle 17 con ingresso dal chiostro, in Stradone San Fermo, a due passi dal centro storico. «Come parrocchia siamo felicissimi del successo che ha avuto l’iniziativa, segno che l’arte e la bellezza riescono ancora ad affascinare», dice don Viviani: «In questo modo daremo la possibilità a molte più persone di vivere questa straordinaria opportunità». Opportunità che passa anche per alcune regole, di sicurezza, per poter salire sul ponteggio della chiesa: «Pantaloni e scarpe dalla suola di gomma, divieto di toccare il manufatto e di far salire minori sotto i 14 anni, sconsigliata inoltre la visita a chi soffre di vertigini e a donne in gravidanza». Costruita nel V secolo in onore al martirio dei santi Fermo e Rustico, la chiesa di San Fermo Maggiore è una delle principali della città. «Il soffitto ligneo a carena multipla di nave è formato da sedici capriate di 53 metri di lunghezza poste su un’altezza di oltre venti metri – raccontano da Chiese Vive – Il legno è il larice rosso, molto resistente al tempo e all’azione degli insetti xilofagi come le tarme. Per realizzare il soffitto ci sono voluti oltre trent’anni di lavoro e centinaia di maestranze, guidate all’epoca da fra Daniele Gusmari: il mecenate fu Guglielmo da Castelbarco, ritratto insieme al priore sull’arco trionfale». I primi restauri risalgono all’Ottocento, l’intervento più recente negli anni Settanta mentre «durante i lavori di restauro ancora in corso, finanziati da Conferenza Episcopale Italiana, Diocesi e Regione, sono state trovate numerose scritte, date e diversi chiodi utilizzati per fissare il tetto che vanno dal 1300 agli inizi del Novecento».