Khadija, si scava nella cerchia di amici
Ma il compagno, gravemente malato, non è indagato. Dolore e paura tra le amiche
Non ci sono ancora indagati per il terrificante assassinio di Khadija Bencheick, la donna di 46 anni uccisa e fatta a pezzi la settimana scorsa. Gli investigatori continuano a scavare nella cerchia di amici e parenti, mentre sembrano allontanarsi i sospetti sul suo compagno, un albanese gravemente malato e con difficoltà motorie. Intanto, parlano le amiche della vittima: «Siamo sconvolte, l’avevamo sentita venerdì. Ora abbiamo paura».
«Ignoti». Nel fascicolo aperto dal pm Giovanni Pietro Pascucci non è ancora stato iscritto alcun nome. Ma le indagini dei carabinieri del nucleo operativo provinciale e della compagnia di Peschiera proseguono a ritmo serrato per cercare di risolvere il mistero del delitto di Valeggio, dove, sabato sera, è stato ritrovato il corpo fatto a pezzi di Khadija Bencheick, la marocchina di 46 anni che viveva in un appartamento di un condominio di piazzale Olimpia con il compagno albanese.
L’uomo, gravemente malato e con difficoltà motorie, è stato ascoltato a lungo dai carabinieri nei giorni scorsi, ma al momento sul suo capo non pende alcuna accusa. L’ultima ad averla vista in vita, potrebbe essere stata la titolare di un ufficio in borgo Roma dove la donna maghrebina faceva le pulizie. Khadija sarebbe stata lì a lavorare anche venerdì pomeriggio e le due si sarebbero salutate verso le 19 alla fermata dell’autobus. Ma a casa, dal compagno, Khadija non sarebbe mai tornata. I suoi resti, sezionati probabilmente con una sega elettrica come emerso dalle prime analisi dell’esame autoptico, sono stati ritrovati sabato sera in località Corte Gardoni di Valeggio sul Mincio. L’analisi del medico legale ha poi rivelato che ad uccidere la donna sarebbe stata una serie di colpi al capo con un oggetto contundente che le avrebbe lesionato il cervello. Un particolare che potrebbe rafforzare l’ipotesi di un delitto maturato all’interno della cerchia dei conoscenti: la vittima probabilmente conosceva il suo assassino e non è escluso che possa essersi trattato di un litigio sfociato nella tragedia. Ma gli investigatori dell’Arma non vogliono escludere alcuna pista. Specialmente in questa fase così delicata delle indagini. Si sta cercando di ricostruire la vita di Khadija come un puzzle, mettendo insieme tassello dopo tassello. I carabinieri sono risaliti all’identità e hanno parlato anche con il fratello della donna, residente nel Bresciano; mentre invece non c’è traccia del primo marito, un connazionale dal quale si era separata molti anni fa e con il quale non avrebbe più avuto a che fare ormai da anni. Ma si sta «scavando» anche nella cerchia dei contatti lavorativi e delle amicizie. Dal delitto d’impeto a quello passionale, passando persino per un movente di tipo economico: ogni ipotesi al momento resta sul tavolo, in attesa di ulteriori riscontri che possano portare alla verità. Battendo «piste» che possono portare anche fuori provincia. Resta infatti ancora da capire il motivo per cui l’assassino, o suoi eventuali complici, possa aver scelto proprio quella collina di Valeggio, sul confine con la Lombardia per tentare di sbarazzarsi del cadavere.