Le opposizioni contro Brugnaro «Sulla sicurezza parla a vanvera»
Il furto dei gioielli messo a segno ieri mattina è clamoroso soprattutto perché compiuto in un luogo, Palazzo Ducale, che dovrebbe (almeno) essere a prova di ladro. In una nota, la Fondazione Musei Civici sottolinea che «l’apparato di sicurezza operante all’interno delle sale espositive» era stato «definito fin dall’inizio con la questura». E il questore Vito Gagliardi esclude che vi possano essere state falle nel sistema di protezione: «Il protocollo era adeguato e di altissimo livello, così come le sale e l’intero palazzo». Ma l’idea che due ladri, per quanto abili, possano svaligiare in pieno giorno la teca di un museo e lasciare la sala infilandosi in tasca dei gioielli unici e preziosi, ha subito scatenato la polemica politica. Mattia Orlando, di Liberi e Uguali, attacca il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro definendolo un «quaquaraqua»: «Continua a sbruffoneggiare sui temi della sicurezza, ama fare il gradasso: “Se gridate Allah Akbar in piazza San Marco ve
sparemo!”, ma mai come con Brugnaro, la città è stata più esposta, perfino nel suo cuore prezioso e sacro». E quanto ai ladri «che Brugnaro andrebbe a prendere a casa, in realtà è accaduto il contrario: poiché infatti la giunta comunale non ha rinnovato i contratti per la vigilanza, sono stati i ladri ad andare indisturbati in varie sedi pubbliche, cioè a “casa” del sindaco». Orlando tocca un tasto delicato. Renato Giacchi, segretario della Filcams Cgil, ricorda che l’appalto per la vigilanza dei Musei civici è stato prorogato dopo che il bando era stato vinto dall’Opera Lavoratori Fiorentini, poi esclusa. Si tratta di una società finita nel registro degli indagati della procura di Siena per una vicenda legata all’affidamento in appalto delle attività di valorizzazione del Duomo della città toscana. «Attualmente l’attività è gestita da due coop che si occupano del servizio di guardianìa (la sorveglianza delle sale, ndr) e da una società di vigilanza», spiega Giacchi. «A quanto pare conclude - al momento del furto nella sala erano presenti due dipendenti della coop e due guardie armate. È evidente che quattro persone sono poche per vigilare su una sala così grande». Anche per l’Unione sindacale di base (Usb) «il fatto non è imputabile ai lavoratori, sempre pochi per tenere sotto controllo le sale del Palazzo Ducale nonché degli altri musei civici. È la dimostrazione dell’importanza che un lavoro così bistrattato come questo ricopre, quando si tratta di sorvegliare il patrimonio storico e artistico della città di Venezia».