Il Chievo dei senatori ora ha bisogno di innesti E prova a resistere sulla partenza di Inglese
La prima tranche di campionato – poi sarà sosta – si chiude domani con l’Udinese al Bentegodi. E ad aprirsi, ieri, è stato quel calciomercato che negli ultimi due anni e mezzo ha avuto poco impatto sul Chievo. In pratica, il club della Diga continua a fondarsi su quello zoccolo duro di alta esperienza ed (altrettanto alta) età media i cui attori possono anche risultare difficilmente sostituibili, come sta avvenendo adesso per Castro e Meggiorini. Pochi giocatori, tra quelli arrivati nelle ultime cinque sessioni, hanno garantito insomma un vero ricambio. A spiccare è l’attacco. Dal 2015 a oggi, l’unica vera novità è stato Inglese, ch’era già in casa e adesso diventa un «giallo» perché il Chievo, vista la delicatezza del momento, vuol provare a fare resistenza sul Napoli, che lo vuole subito: scelta di Rolly Maran, quella di puntare su Inglese, interrompendone la girandola di prestiti. I vari Mpoku, Floro Flores, Parigini e Gakpè non hanno lasciato traccia. Mentre gli acquisti dell’estate 2017, Pucciarelli e Stepinski, un gol a testa, chiudono un girone d’andata fatto più d’ombra che luce. A centrocampo, invece, la terza colonna dopo Hetemaj (qui dal 2011) e Radovanovic (dal 2013) è stato trovata in Castro, prelevato nell’estate 2015. Da allora, quello è il trio titolare. Due alternative erano già in casa e le ha ricavate Maran: Rigoni jr e il 20enne Depaoli. Al netto dei prestiti dei Pinzi, Pepe e De Guzman, le sessioni di questi anni registrano l’acquisto del 21enne Bastien, anche lui come Depaoli alla seconda stagione di A, quindi l’estate scorsa gli arrivi di Garritano e Gaudino, sinora o poco incisivi o poco utilizzati. In difesa, se guardiamo agli ultimi innesti estivi, si è fatta sentire l’efficacia di Tomovic, in prestito con diritto di riscatto dalla Fiorentina, mentre il terzino sinistro Jaroszynski bolla finora tre presenze. Giusto due apparizioni in Coppa Italia, invece, per Bani. Nell’inverno 2016, il rinforzo d’esperienza era stato Spolli, lasciato andare quest’estate. Lui e Tomovic, negli ultimi due anni e mezzo, sono i soli arrivi capaci d’incidere. In un reparto dove i Dainelli, Cesar, Gamberini, Gobbi e Cacciatore incarnano larga parte di quello zoccolo duro generale che ancora adesso, nel bene quando non ci sono intoppi e nel male quando s’infortunano tasselli poco sostituibili, è trave fondante della rosa.