Gaburro, lo scopritore di Belotti «Vinco col Gozzano e torno in C»
Una data: 30 gennaio 2006. E un conto aperto con il destino. «Devo chiudere un cerchio...», sbuffa Marco Gaburro, 44 anni, veronese di Pescantina, allenatore campione d’inverno con il suo Gozzano nel girone A della serie D. Quella sera Gaburro, allora giovanissimo e promettente tecnico del Portogruaro in C2, si schiantò contro un platano: «Mi portarono in rianimazione. Quell’incidente forse ha inciso sulla mia carriera. La squadra stava girando bene, ma le cose precipitarono. Stetti fuori 4 partite, tutte perse, e fummo risucchiati nei play out. Agli spareggi retrocedemmo in D. Ero scombussolato, non ero più io, non mi ritrovavo. Ci misi un paio di anni per riprendermi del tutto, ma la serie C da allora non l’ho più rivista...».
Ed è lì che Gaburro vorrebbe tornare per chiudere il suo cerchio. Il Gozzano – club ambizioso in cui Gaburro è approdato la scorsa estate – ha chiuso il girone d’andata in testa alla classifica, alla pari con la Caronnese (lo scontro diretto è a favore) e a +5 dal favoritissimo Como: «La promozione è un discorso tra noi tre. Il Como dalla sua ha la piazza e la storia, ma tecnicamente non gli invidiamo niente. La Caronnese era partita per fare bene, ma non pensavo potesse darci fastidio. Noi siamo in linea con le aspettative».
La storia di Gaburro è particolare: «Non ho un passato da calciatore, giocavo portiere nel San Lorenzo Pescantina, ma ero scarso. Ho smesso quasi subito, studiavo scienze politiche e volevo fare il giornalista. Poi la vita ha preso altre pieghe, ma non ho smesso di scrivere...». Gaburro infatti è anche scrittore per diletto e curatore di un blog sulla te- stata di Telenuovo Tggialloblu. Con «Dentro al gioco» nel 2005 ha vinto il Premio Coni e nel 2012 il romanzo noir «Aridità» ha ricevuto una segnalazione allo stesso concorso. Nel frattempo Scienze Politiche lasciava il passo a Scienze Motorie, dove si è laureato nel 2002, e la carriera di allenatore diventava un mestiere: «Ho cominciato per caso nel 1992. Ero animatore al grest di Pescantina e mi notò Gigi Donatoni, ds del San Lorenzo, che mi propose di allenare i pulcini». La prima svolta è nel ‘97 quando il compianto Peo Zerpelloni lo chiama al Sona Mazza, all’epoca la più importante realtà del dilettantismo veronese: «Giocavo a zona e Peo ne fu colpito. Andavo a Veronello a studiare Malesani e mi ispirava Zeman. A Sona ho capito che potevo diventare un allenatore vero». Nel 2000 la grande chance, lascia Verona e va alla Beretti della Poggese. A stagione in corso viene promosso in Prima squadra, in D: «Avevo 27 anni e vincemmo il campionato. A 28, nel 2001, debuttai in C2». Ma poi la sera maledetta, l’incidente, la lenta ripresa e la parentesi nella primavera dell’Albinoleffe nel biennio 2009-11, dove ha scoperto Belotti e Mattia Valoti: «Belotti veniva dagli allievi e giocava esterno di centrocampo. Dissi al ds Aladino Valoti ‘questo deve fare la punta». Belotti ha poi spiccato il volo, Gaburro invece è sempre lì con il suo conto da saldare, la serie C.