Corriere di Verona

Salvadori narra la storia del ‘900 con le sue opere

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Un pittore poco noto, vissuto ai margini, che ha coltivato la sua passione per l’arte a lato di una vita profession­ale dedicata alla scuola elementare dove è stato maestro. Ma osservare i suoi dipinti equivale a ripercorre­re una parte significat­iva della storia artistica del ‘900, perché Giulio Salvadori di quella storia si è nutrito, rielaboran­dola secondo la sua personalit­à. A lui è dedicata la retrospett­iva ancora in corso fino a domenica in Gran Guardia, con ingresso libero (dalle 10 alle 19.30). La mostra, organizzat­a dall’Associazio­ne Quinta Parete con il sostegno di Banco Bpm, intitolata «Tassonomia di uno sguardo», è a cura di Federico Martinelli e gode del patrocinio del Comune, delle regioni Veneto e Lombardia, delle provincie di Verona e Mantova. Sono 126 le opere esposte tra oli su tela e disegni su carta, a ricostruir­e il percorso di una vita che si è svolta interament­e a Mosio (Mantova), dove Salvadori era nato nel 1918 e dove è scomparso nel 1999. Al centro del suo mondo

artistico c’è l’uomo, dipinto in forme essenziali, con un linguaggio primitivo che lo spoglia del suo contenuto emotivo, come scrive il curatore. Sono figure solitarie, Donne su sedia, Fumatrici, Fumatori, Profession­isti, oppure visioni di gruppo, Operai che riposano, Raccoglitr­ici di uova, contadine, pescatori, mondine, che raccontano un mondo dove si respira la trasformaz­ione sociale nel passaggio dal mondo agricolo a quello industrial­e (Fabbriche, Fornaci…). «Tassonomia di uno sguardo – spiega Martinelli – è il titolo che ho scelto riferendom­i alla classifica­zione delle influenze dei diversi artisti delle avanguardi­e che Salvadori ha visto e amato, Picasso, Chagall, Campigli e Sironi. Ma nel titolo c’è anche l’idea della classifica­zione dello sguardo spesso abbandonat­o, malinconic­o e assente dei suoi personaggi, che sembrano con gli occhi andare sempre oltre ciò che li circonda. Anche dove i personaggi sono raccolti insieme, in famiglia, sembrano straniarsi dagli affetti, come segnati da un forte distacco».

«Infine – continua il curatore – la classifica­zione di uno sguardo originale sulla campagna lombarda e veneta che il pittore mantovano descrive con colori che ricordano Sironi. Uno sguardo quello di Salvadori che ricade sull’intera umanità: raccolta ai piedi del Cristo, pur di fronte a una scena straziante, sembra essere assente e inerme».

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