Intesa con Aim, i paletti di Agsm
Il presidente Croce: «Confronto attivissimo». Su concambio e governance, non c’è ancora l’intesa
Se il matrimonio si celebrerà, sarà su basi molto diverse da quelle che aveva immaginato l’amministrazione Tosi. Stiamo parlando dell’ipotesi di fusione tra le multiutility di Verona e Vicenza, Agsm e Aim, una telenovela che va avanti da mesi.
Sollecitato a fare il punto sulle trattative dal consigliere comunale Michele Bertucco, che parla di «una pratica bloccata da veti politici», il presidente di Agsm Michele Croce nega che ci sia uno stallo in corso: «Detto che non posso intervenire in una polemica politica di un consigliere comunale, né posso parlare in questa fase di trattative che sono necessariamente riservate, le trattative con Vicenza sono super in corso, non c’è assolutamente nulla di arenato», assicura Croce. Un incontro tra le parti è avvenuto, per altro, giusto ieri. «C’è un confronto attivissimo», continua Croce. Quanto alla tempistica, il presidente di Agsm non si sbilancia: «Stiamo lavorando entrambi per farcela. Ma il problema dell’urgenza stavolta ce l’hanno loro».
Tosi non era riuscito a blindare l’accordo prima delle elezioni comunali, poi vinte da Federico Sboarina, che ha immediatamente posto la fusione in stand-by per verificarne i presupposti. Allo stesso modo adesso a Vicenza incombono le elezioni comunali e il sindaco Achille Variati vorrebbe chiudere il suo mandato con la firma. Dopo le elezioni, secondo Bertucco, «Verona potrebbe trovare un’amministrazione molto meno disponibile e paziente». Si vedrà.
Quel che è certo è che i tempi lunghi per l’intesa, cui sia Verona che Vicenza sono sulla carta favorevoli nell’ottica di creare una nuova azienda più grande e con le spalle larghe per reggere in un mercato molto competitivo come quello dell’energia, sono dovuti anche alle nuove condizioni poste sul tavolo da Agsm. Su questo Croce nulla può né vuole dire. Ma non è un mistero che il presidente dell’azienda di lungadige Galtarossa avesse fin dall’inizio guardato con sospetto i termini concordati dal suo predecessore, in particolare su concambio, modello organizzativo e governance.
Lo schema di fusione tra Agsm e Aim approvato da Tosi e Variati prevedeva la creazione di una nuova azienda di cui Verona avesse il 58 per cento contro il 42 per cento di Vicenza. Verona avrebbe espresso il presidente, mentre Vicenza la vicepresidenza. Ma la nuova azienda avrebbe avuto una doppia conduzione, con la permanenza dei due direttori generali di Agsm e Aim, che avrebbero avuto il diritto di veto l’uno sulle scelte dell’altro.
È un punto, questo, che a Croce non è mai piaciuto. Tra le altre cose, Agsm è nella fase di selezionare il suo prossimo direttore generale e non vuole certo che possa essere imbrigliato alla prima occasione. Quella clausola, chiaramente, era stata inserita per garantire le prerogative di Vicenza. Ed è su questo e altri compromessi che si è adesso riaperta la discussione.
Quella con Aim è in ogni caso, al momento, l’unica proposta concreta di aggregazione sul tavolo di Agsm. In caso di fallimento delle trattative, non c’è pronto un piano «B». Se così andrà, per Bertucco, «Agsm è probabilmente destinata a rimanere un vaso di coccio tra un mare di anfore di ferro, una posizione molto rischiosa mano a mano che il “mare” del libero mercato crescerà diventando sempre più agitato. Se questa è la scelta dell’amministrazione Sboarina è giusto che chi di dovere se ne prenda la responsabilità, senza ricorrere al solito scaricabarile o continuando a cavillare sulle quote di partecipazione».