L’australiano in lizza all’Arena
Tra le candidature al ruolo di sovrintendente della Fondazione Arena giunte al sindaco Federico Sboarina, ce n’è una totalmente fuori dagli schemi: quella dell’ex baritono australiano Lyndon Terracini, attualmente direttore artistico di Opera Australia, la compagnia che organizza la stagione in una delle location più famose del mondo, l’Opera House di Sydney. Lontane origini genovesi - tra i suoi prozii c’è uno dei padri costituenti, Umberto Terracini, un altro suo parente Giulio Terracini è stato sovrintendente al Carlo Felice di Genova Lyndon Terracini si porta dietro una reputazione di abilissimo manager. Difficile che il consiglio di indirizzo della fondazione lirica, che attende l’ormai prossima nomina entro l’8 gennaio prossimo del membro del Ministero dei Beni culturali per essere completo, consideri la sua candidatura (l’intesa tra il ministro Fraceschini e il sindaco Sboarina pare ci sia, di certo al momento di certo c’è solo che le quotazioni del sovrintendente uscente Giuliano Polo sono in netto ribasso). Eppure, vale la pena di conoscere questo «big» internazionale dell’opera (che parla un italiano quasi perfetto) che, a ricominciare da Verona, ci ha fatto un pensierino.
Terracini, come va l’Opera Australia?
«Ne sono direttore artistico da fine 2009, nel 2012 ho cominciato con il mio programma. È andata bene: abbiamo raddoppiato pubblico e budget. Nel 2016 abbiamo venduto 600 mila biglietti. Ogni anno chiudiamo in attivo. Siamo in una bella posizione».
Si dice che sia difficile fare
Manager
Ex cantante ,lirico, Lyndon Terracini è il direttore artistico di Opera Australia
utili con l’opera. Lei che ne pensa?
«Non sono d’accordo che sia così difficile. È importante trovare sponsor, quello sì. E se il prodotto è eccezionale e di prima classe, se ne trovano».
Come mai si è candidato per l’Arena a Verona?
«Mi è stato suggerito di presentare il mio curriculum e l’ho fatto, ma a dir la verità non ho parlato con nessuno a Verona. La conosco come una città meravigliosa, l’Arena poi è un teatro veramente fantastico. Anni fa ci venivo per vedere gente del calibro di Pavarotti, Domingo, Cappuccilli».
Saprà che l’Arena, ultimamente, non può più permettersi certi cachet...
«So che in Italia è molto difficile. Ho visto che c’erano problemi anche a Verona, ma l’Arena ha questa fama, come la Scala. Ci si va per vedere spettacoli che non ci dimenticheremo per il resto della nostra vita. Pensare che l’edificio ha duemila anni, solo questo è una cosa incredibile, per altro con un’acustica molto migliore di quella di molti teatri moderni. Certo, se non si hanno soldi per fare spettacoli da prima classe, il pubblico non vuol venire».
È tutta una questione di soldi, insomma?
«Senza soldi, non si può fare nulla. Il mondo della lirica è cambiato moltissimo negli ultimi vent’anni. Oggi, per il pubblico, c’è una possibilità di scelta che non c’è mai stata prima. Per riempire i teatri, dobbiamo creare eventi veramente eccitanti, che diventino quasi obbligatori da vedere per gli appassionati. Dobbiamo dar vita a produzioni davvero speciali, che diventino esperienze indimenticabili».
Se mai dovesse avere l’opportunità di guidare l’Arena, da dove inizierebbe?
«Nessuno mi ha chiesto nulla, quindi parlo in via ipotetica. Per prima cosa, parlerei con la città, con tutte le agenzie turistiche, e poi andrei a caccia di sponsor. Ovvio che, per avere l’appoggio di sponsor importanti, devi avere un programma che sia per loro molto interessante. E lo stesso vale per eventuali contributi di mecenati privati, che devono essere coinvolti in un progetto che sentono parte della loro esperienza di vita».
Il segreto è fare produzioni indimenticabili. Ma servono molti soldi
So che a Verona ci sono stati problemi, ma l’Arena è un teatro unico