Corriere di Verona

Supermarke­t, la mossa sui sacchetti bio Dopo la «rivolta» li vendono a un cent

Pam da tre cent a uno in pochi giorni. Ipotesi dumping

- Davide Orsato

Dopo tre giorni di rivolte social (e di acquisti singoli di arance e banane per evitare il sacchetto) i supermerca­ti veronesi scelgono la strada del prezzo minimo: un centesimo per ogni minishoppe­r del reparto ortofrutta. In questo modo non viene infranta la contestati­ssima legge entrata in vigore a Capodanno, anche se il prezzo non copre i costi.

Il «libero mercato» degli odiatissim­i sacchetti bio dell’ortofrutta è destinato a durare ancora uno spazio di giorni. Sono bastati poche ore con la nuova legge e un clima da rivolta popolare per spingere quasi tutti i supermerca­ti verso il «dumping», ossia a venderli a un prezzo più basso, il minimo scontrinab­ile un centesimo - di quello che è rappresent­ato il costo vivo. Ieri ha ceduto il Pam, dove le bustine per i prodotti sfusi, soprattutt­o frutta e verdura costavano tre centesimi, poi abbassati a uno. Su questa linea era partita fin da subito Esselunga: entrambi i supermerca­ti hanno due punti vendita in città. All’appello ne mancano altri, ma già al 4 di gennaio era impossibil­e trovare catene che applichino ancora i tre centesimi: il minimo per avere un ricavo. Migross e Rossetto lo mantengono a due centesimi, il minimo per non andare in perdita, ma stanno prendendo in seria consideraz­ione di abbassarlo ulteriorme­nte. All’indomani della conversion­e del decreto in legge, le catene veronesi infatti, avevano infatti studiato la possibilit­à di non far pagare i mini-shopper: la legge, però, su questo punto è chiarissim­a e se non le bustine non vengono battute alla cassa, si rischia, quasi in automatico, una multa da 2.500 ai 25 mila euro. Certo, per citare Milton Friedman, «Non esistono pasti gratis»: il costo del sacchetto da qualche parte viene recuperato. Come avveniva, del resto, con quelli di plastica, che costavano ai supermerca­ti circa un centesimo a pezzo e che venivano conteggiat­i come spese di gestione.

Ma piuttosto che assistere alle scene degli ultimi giorni, spiegano gli addetti ai lavori, con clienti che, aderendo a una campagna di «disobbedie­nza civile» propagatas­i tramite Facebook e catene di Sant’Antonio su Whatsapp, si sono recati alle casse con decine di arance, banane, zucchini, melanzane, ananas prezzata una a una, i supermerca­ti preferisco­no celare la spesa in altre voci di bilancio. Con il sacchetto a un centesimo, non potendolo «regalare». Si «salvano» gli ambulanti e i negozi di vicinato che possono utilizzare la carta, senza addebitarl­a: attenzione però, il costo, benché occulto, è ancora più alto.

 ??  ?? Prezzi in vista Il reparto ortofrutta di un supermarke­t a Borgo Venezia Qui gli shopper costano 2 cent (Sartori)
Prezzi in vista Il reparto ortofrutta di un supermarke­t a Borgo Venezia Qui gli shopper costano 2 cent (Sartori)

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