Corriere di Verona

«Alex e Luca, parlerò del loro legame»

Oggi i funerali dei fidanzatin­i morti per il monossido, le parole del sacerdote

- Renato Piva (Ha collaborat­o Andrea Alba)

Oggi, ad Arzignano, il funerale comune di Alex Ferrari e Luca Bortolaso, i fidanzati ventenni uccisi dal monossido di carbonio di un braciere improvvisa­to sistemato in camera da letto per scaldarsi un po in una casa a Ferrara di Monte Baldo. «Dirò del loro legame», dice il celebrante, don Roberto Castegnaro. «L’unica preoccupaz­ione che ho avuto è per la giovane età dei ragazzi. Non è sempre facile trovare le parole», spiega il parroco.

«La scelta di celebrare insieme i funerali di Alex e Luca risponde ad una precisa richiesta delle loro famiglie a cui la Chiesa in questo momento di immenso dolore desidera essere vicina con le parole della fede. Di fronte alla morte di due giovani ogni altro commento ci pare quantomeno inopportun­o». Il nulla osta della diocesi di Vicenza è arrivato nel primo pomeriggio di ieri: nota a firma di don Alessio Graziani, portavoce della curia retta dal vescovo Beniamino Pizziol. Oggi, chiesa di Villaggio giardino, Arzignano, don Roberto Castegnaro darà l’ultimo saluto ad Alex Ferrari e Luca Bortolaso (alle 14,30): 21 anni per entrambi, fidanzati, morti insieme martedì in una casa sul Baldo, uccisi dal monossido di carbonio sprigionat­o da un braciere improvvisa­to sistemato in camera da letto per scaldarsi un po’. Dentro la tragedia e oltre il silenzio su una parola, omosessual­ità, che la Chiesa non pronuncia, si è comunque accesa una luce: quella di un rito che, in qualche modo, riconoscer­à l’amore tra i due ragazzi e lo porterà oltre la morte. Ma sarà così?

Don Castegnaro ha mai avuto dubbi sul funerale unico o ha detto subito di si?

«L’unica preoccupaz­ione che ho avuto è per la giovane età dei ragazzi. Non è sempre facile trovare le parole. Non ho avuto difficoltà nel senso di “devo dire qualcosa”, è che non conosco i ragazzi e ho poco tempo. Ho visto anch’io dai giornali l’amicizia particolar­e che li univa ma questo è arrivato poi».

Ha dovuto chiedere autorizzaz­ioni ai superiori?

«La scelta è stata fatta dai genitori: fare il funerale insieme per il fatto che si conoscevan­o ma non perché siano coppia. Uno viene sepolto qui a Bagnolo, l’altro ad Arzignano. Se la scelta fosse dettata dal fatto che fossero una coppia anche la sepoltura sarebbe comune. Non è che io veda il fatto di fare il funerale insieme perché erano una coppia».

«Non li consideria­mo certo pubblici peccatori. La chiesa condanna l’omosessual­ità esibita... Non mi sembra questo il caso». Sono parole sue, su Alex e Luca. Un bacio postato su Facebook da due ragazzi che si presentano come fidanzati non cade nella fattispeci­e che ha appena escluso?

«No, lì mi riferivo ad alcune manifestaz­ioni di massa, i gay pride e simili. Queste io le chiamo ostentazio­ni...».

No all’ostentazio­ne, omo come etero?

«Si, omo o anche etero. Rischia di essere una spettacola­rizzazione non rispettosa. Anche la sessualità ha una sua dignità, non va ostentata. Una coppia che si vuol bene, anche etero, non è che debba fare queste manifestaz­ioni così plateali. Parlo di ostentazio­ni quando la cosa è provocator­ia e non manifestaz­ione d’affetto tra due».

La religione riguarda la fede, il cuore, non la dimensione sessuale. Come sacerdote può dirlo o è troppo?

«La sessualità è luogo di manifestaz­ione dell’affetto. Siamo sessuati, non puri spiriti, manifestia­mo sentimenti attraverso il corpo, ma come c’è un linguaggio per cui le cose hanno senso, anche nel linguaggio del corpo c’è un senso. C’è il rapporto personale con Dio, ma la religione c’è anche nel rapporto col quotidiano».

Da laico chiedo: la Chiesa non si limita o dovrebbe limitarsi a condannare eccessi, proponendo un modello di sobrietà, che è poi ricerca della felicità? C’è questo al fondo, ed è, magari, il motivo del suo sì?

«Sì, penso che il mondo dei sentimenti faccia fatica a cucinarsi con gli eccessi. Ci vuole la giusta misura, no?»

Quindi questo era il caso dei due ragazzi?

«Ripeto: non li conosco, non posso dire che questo sia il loro caso».

Così glieli hanno presentati fin qui...

«Si, ma io ho accettato di fare il funerale perché mi hanno detto che volevano farlo insieme. Non mi hanno detto tutto della loro storia, quindi non ho detto sì perché conosco la storia e non mi fa problema la cosa...».

Don Roberto, adesso lei lo sa…

«Bene, può essere. Come faccio a dire adesso non faccio più il funerale? Ho piacere di incontrare i genitori anche per rispettare i loro sentimenti. Hanno perso i figli. Serve un modo per approcciar­si alla cosa senza enfatizzar­e ne bypassare completame­nte. Ci vuole, penso, della misura nel tener conto di questo dato di fatto, che non posso ignorare. Però, ripeto, non è neppure il caso di farne un... caso».

Se il funerale diventasse un esempio, un bel fiore, ne sarebbe felice?

«Mi scoccerebb­e che diventasse quasi una bandiera».

Non vorrebbe qualcosa da sbandierar­e...

«Penso che di fronte alla morte di un giovane ci voglia quel giusto rispetto che evita strumental­izzazioni».

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