Corriere di Verona

«Banche, pratiche snelle per i rimborsi»

Fondo di ristoro, in campo la consulta giuridica. Pressing su Casini: «Certifichi le malefatte»

- (a.z.)

Il Fondo pubblico per il ristoro degli azionisti beffati (25 milioni di euro per 4 anni, totale 100 milioni) è stato portato a casa con la legge di bilancio 2018, caso unico e senza precedenti. Ma, segnato il punto a favore, la partita è ancora tutta da giocare e le diverse sigle che rappresent­ano il variegato mondo degli ex soci di Bpvi e Veneto Banca da Adiconsum fino all’Unione nazionale consumator­i, passando per Adusbef, Adoc, Casa del consumator­e, Codacons, Ezzelino da Onara, Federconsu­matori e Lega consumator­i Veneto - si stanno attrezzand­o per continuare efficaceme­nte nell’azione di pressing sul doppio versante: il governo (che dovrà emanare a stretto giro i decreti attuativi per rendere operativo il Fondo) e Banca Intesa, depositari­a di altri 100 milioni da destinare al rimborso dei cosiddetti casi disagiati.

Ieri, nello studio dell’avvocato Rodolfo Bettiol di Padova, ha preso forma la consulta giuridica che affiancher­à le associazio­ni nel necessario lavoro di approfondi­mento tecnico. Le direttrici principali sulle quali si concentrer­à la consulta sono due, entrambe con destinazio­ne Roma. La prima: «Vogliamo spingere per una semplifica­zione delle procedure burocratic­he spiega Bettiol - e snellire le pratiche del Fondo per il ristoro». La gestione operativa, in questo caso, è stata posta in capo all’Anac (l’Authority contro la corruzione) e questa è stata un’altra ottima notizia per i risparmiat­ori, visto che la stessa Anac si è già distinta per avere agito con efficacia e soprattutt­o con rapidità nel disbrigo delle analoghe pratiche relative agli obbligazio­nisti di Etruria, Marche, CariFerrar­a e Chieti.

L’altra questione su cui si eserciterà la consulta riguarda il lavoro della commission­e parlamenta­re sulla banche: i giuristi stanno elaborando un documento con cui chiederann­o al presidente della commission­e, Pierferdin­ando Casini, di certificar­e «nero su bianco» le responsabi­lità quanto meno omissive dei vari livelli della vigilanza (Bankitalia e Consob da una parte, società di revisione dall’altra), emerse durante le audizioni in relazione alla determinaz­ione arbitraria del valore delle azioni delle due ex Popolari e al rimpallo delle responsabi­lità tra le diverse autorità.

Rimane una terza questione: l’individuaz­ione dei criteri di priorità (per esempio: reddito, età avanzata, carichi di famiglia, disoccupaz­ione o cessazione dell’attività) secondo i quali i risparmiat­ori beffati potranno accedere al Fondo. Detto in altre parole: non può valere soltanto il fatto che uno sia arrivato prima dell’altro. «Di questo - spiegano le associazio­ni - parleremo a breve con il sottosegre­tario Baretta».

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Uniti nella lotta I rappresent­anti delle dieci associazio­ni dei risparmiat­ori con l’avvocato Bettiol (primo a destra)

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