Aumenti agli statali, artigiani scandalizzati: «Premio ai burocrati»
I sindacati: «Rinnovo sacrosanto, la produttività sale»
«A noi le umiliazioni di code, marche da bollo, diritti per l’urgenza che caratterizzano un qualsiasi certificato del tribunale. Ai dipendenti pubblici un rinnovo contrattuale premiante a fronte di una asserita “nuova severità sulle assenze” che resterà sulla carta e una produttività tutta da verificare».
Agostino Bonomo, leader di Confartigianato Veneto, lancia la prima bordata del nuovo anno alle scelte romane. Gli artigiani veneti, in prima linea da sempre per chiedere una reale sburocratizzazione e sulle barricate soprattutto negli ultimi mesi in vista della legge di bilancio varata a Natale, non mandano giù il rospo di un rinnovo, quello per i dipendenti pubblici inquadrati con il contratto «Funzioni centrali», che concede aumenti da un minimo di 63 a un massimo di 117 euro lordi. Bonomo parla di rinnovo «frettoloso e intempestivo, slegato da ciò che il Paese si attende in fatto di burocrazia e pubblico impiego».
Burocrazia definita dal capo di Confartigianato «una palla al piede della nostra economia e della fruizione di diritti da parte di persone e imprese, burocrazia incredibilmente cresciuta ancora nel 2017, a partire da quella fiscale». Ciò che brucia, per gli artigiani, è l’assenza di un orizzonte di reale semplificazione, risparmiando a cittadini e imprese, ad esempio con la condivisione dei diversi archivi statali, la via crucis degli adempimenti.
Compatti i sindacati, che respingono l’accusa al mittente e parlano di «miopia» nel prendersela con i lavoratori.
Christian Ferrari, segretario della Cgil, dice: «Stiamo parlando di un rinnovo di contratto sacrosanto dopo 10 anni di blocco salariale di lavoratori che hanno dato un contributo nelle politiche in materia di austerità. Hanno pagato un prezzo più alto di molti altri. Sbagliati, infine, la logica di contrapposizione e il bersaglio degli attacchi di Bonomo che, per altro, dimentica come la leva salariale sia fondamentale per rilanciare i consumi interni, lo stesso obiettivo degli artigiani, appunto». La difesa della Uil parte dai numeri. «La presa di posizione della Confartigianato Veneto è un disco vecchio, buono 15 o 20 anni fa commenta tagliente Massimo Zanetti, segretario generale Uilpa -. Con questo non voglio dire che non ci siano luci e ombre. Ma queste dipendono dagli indirizzi politici che vengono date alla PA, al mancato rinnovo del personale (l’età media in Italia è di 55-57 anni, mentre in Francia è di 37-41 anni), ai mancati investimenti nella formazione. Come si fa a dire che il rinnovo contrattuale è frettoloso e intempestivo, visto che arriva dopo nove anni? O che siamo lontani dagli standard di produttività? In tutte le PA il monitoraggio è mensile. Gli uffici Inps del Veneto hanno raggiunto, nel 2017, il 140% di produttività (contro il 100% fissato a livello nazionale). Le agenzie fiscali hanno toccato il 152% (contro il 100% fissato). Gli ispettorati del lavoro hanno triplicato gli obiettivi. Tutto questo con riduzioni degli organici che vanno dal 25 al 30% per settore».
La Cisl, col segretario generale Onofrio Rota, rincara la dose e ricorda che: «Nell’intesa raggiunta ci sono anche le basi per riformulare il nuovo ordinamento professionale e non dimentichiamo che la semplificazione burocratica è un obiettivo bipartisan. I lavoratori non ne hanno colpa».
Fra le categorie dei «piccoli», Confcommercio abbraccia la posizione degli artigiani ma con alcuni distinguo che sconfinano nella compartecipazione emotiva. «Capisco che certi rinnovi contrattuali ai ministeriali possano irritare quando ogni giorno si battaglia per continuare a fare impresa - chiosa Massimo Zanon, alla guida di Confcommercio Veneto -. Quando si fanno scelte di aumenti pre- elettorali il rischio che altri settori non le digeriscano bene è inevitabile. Fa rabbia vedere che le scelte strategiche per la competitività delle imprese non sono state fatte e ce n’era davvero tanto bisogno. Al di là dei rinnovi contrattuali degli statali - aggiunge Zanon -, rendiamoci conto che i segnali di ripresa non sono convincenti. Insomma, non c’è dubbio che il piccolo, il medio-piccolo e chi non è mai stato aiutato in nulla, si irrita e grida allo scandalo. Poi, per carità, chi nel pubblico ha lavorato onestamente non ne ha nessuna colpa».