Sempre più donne si reinventano nell’agricoltura
Roberta Martin faceva la farmacista. Da sempre appassionata di biologico e sostenibilità ambientale, una quindicina d’anni fa lascia il banco per fondare un’azienda tutta sua a Isola della Scala, la Martin Gazzani, che produce riso e cereali biologici. «Sono partita all’inizio del 2000 con 50 campi, oggi ne ho 120 – racconta lei, oggi 53 anni -. La richiesta è molto alta e supera la produzione. Mi occupo di tutto ed è un lavoro molto impegnativo, perché nel bio ogni prodotto viene sottoposto a continue analisi e non tutte le annate sono positive. Però sono molto soddisfatta». Una scelta simile è quella di Francesca Marinelli, agronoma di 52 anni, che fino a sei anni fa lavorava in Università e faceva la consulente. Poi la decisione di voltare pagina, rilevando l’azienda agricola dei nonni a Buttapietra, ribattezzata Corte Zera. «I miei genitori erano medici e non avevano proseguito nell’attività dei nonni – dice -. L’ho fatto io, con un salto di generazione, ristrutturando l’antica corte rurale, nel cuore della Bassa, e dedicandomi a 85 ettari di campi coltivati a seminativi. In un altro corpo aziendale che ho a Vigasio faccio riso, che è il mio fiore all’occhiello».
Quelle di Roberta e Francesca sono due delle 3.160 imprese agricole veronesi - su un totale di 15.785 - che sono partecipate da donne, che vi figurano come titolari, soci, amministratori o in altre cariche. Una su cinque, insomma, per un settore tradizionalmente considerato appannaggio degli uomini. Ancora più alta la percentuale femminile tra gli associati di Confagricoltura Verona: due duemila imprese associate, circa 500 sono condotte da una donna. «I numeri delle aziende condotte da donne sono in crescita – spiega Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona -, soprattutto nel mondo vitivinicolo dove è necessaria una figura che si occupi di export e promozione oppure nei settori più innovativi come il turismo rurale e gli agriturismi, dove è importante la capacità di fare accoglienza. Sono donne che spesso rilevano un ramo aziendale e riescono a imprimere una nuova marcia». È il caso, ad esempio, delle sorelle Camilla e Selene Capurso, laureate rispettivamente in Scienze della Formazione e in Lingue, che nel 2012 hanno preso le redini dal padre di una storica cantina vinicola, la Moranda Nesente di Valpantena, ristrutturando completamente l’azienda. «Dopo decenni in cui si vendevano solo uve, abbiamo ripreso l’antica tradizione di famiglia - spiega Camilla - Io ho lavorato nella scuola per alcuni anni, ma poi la voglia di seguire il mondo del vino è stata più forte».