Corriere di Verona

Prima la parata di Garella su Maradona, poi quella di Bagnoli su Ameri

- Lorenzo Fabiano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Carissimo Bagnoli lei vede la partita dalla sua panchina. Io la vedo dalla tribuna stampa!». «Ecco, allora mi permetta di dire le cose come le dice lei, ma a difesa della nostra faccia! Garella la parata vera l’ha fatta su Dal Fiume: la punizione di Maradona era da trenta metri: per prendere gol da lì, bisogna che un portiere dorma». Fine del battibecco tra Enrico Ameri, voce del Calcio Minuto per Minuto, e Osvaldo Bagnoli. Napoli-Verona, prima partita del girone di ritorno del campionato 1984/85 è finita da pochi minuti, quando Ameri nel suo commento esalta Claudio Garella come l’eroe di giornata che con le sue parate ha salvato il Verona al San Paolo. Bagnoli, non ci sta e risponde piccato. In effetti, il buon Osvaldo ne ha di che sbottare: sebbene la sua squadra per un’ora buona abbia dato lezione di calcio, si parla solo di Garella. Soltanto nell’ultima mezzora il Napoli, complice il calo dei gialloblù, ha bussato alla sua porta costringen­do il portierone a due parate di rilievo: la prima al 61’ su Dal Fiume, la seconda a dieci minuti dal termine su una punizione da 25 metri pennellata da Maradona. Napoli-Verona è tutta qua. I partenopei sognavano di vendicare la batosta dell’andata al Bentegodi; dal canto suo la capolista, reduce dal passo falso di Avellino, si presentava al San Paolo con una sola lunghezza di margine sull’Inter. Privo di Elkjaer, Bagnoli infoltiva il centrocamp­o con Bruni, Sacchetti, Di Gennaro, e affidava come all’andata a Briegel il compito di guardare a vista il Pibe de Oro. Nel primo tempo il Verona comandava attraverso le consuete geometrie le operazioni, ma Fanna non capitalizz­ava un paio di ghiotte occasioni. Solo a metà ripresa il Napoli si faceva minaccioso, ma poi ci pensava Garella. Lo 0-0 finale era da salutare come un punto prezioso su un campo difficile. A San Siro intanto l’Inter batteva a fatica di misura l’Atalanta e agguantava l’Hellas in vetta. Merito in buona parte di Zenga che parava un rigore a Magrin. Secco, capitan Tricella: «Ho sentito che Zenga ha parato un rigore. Spero ora la smettano di dire che i fortunati siamo noi».

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