Napoli padrone Il muro Hellas resiste per un’ora
Napoli padrone totale del campo, ma sblocca la gara solo dopo un’ora di assedio. Pecchia espulso per proteste
Nessuna sorpresa al San Paolo: il Napoli capolista domina in lungo e in largo contro un Hellas comunque, ben disposto in campo che soccombe solo dopo un’ora di gioco, quando Koulibaly incorna in rete tra le proteste per un presunto fallo. Poi raddoppia Callejon.
Il coraggio non basta. Il Verona, seppure accerchiato, assaltato, aggredito, per più di un’ora riesce a non cedere alla potenza di fuoco del Napoli. Dopo un gol (contestato) di Koulibaly spalanca le porte di Fort Hellas e la partita finisce con l’ovvia vittoria di chi comanda il campionato. In pochi credevano che l’esito della partita del San Paolo potesse essere differente. Le statistiche della gara vanno in assonanza con il gap tecnico e di struttura tre le due squadre, con il Napoli che il pallone se lo prende all’inizio e lo restituisce soltanto al fischio finale, con una raffica di tiri che piovono addosso a Nicolas da ogni angolo, con il Verona che se ne sta rintanato all’indietro – e ci mancherebbe– e che la porta altrui la vede a risultato già delineato.
Queste sono sia le premesse che le conclusioni. In mezzo, invece, c’è la storia di una gara che dimostra quanto l’Hellas abbia risorse di temperamento e organizzazione per nulla irrilevanti, e che da qui deve ripartire. Se il mercato darà delle risposte appropriate – con Matos è in arrivo, per integrare l’attacco, Bruno Petkovic, prelevato in prestito dal Bologna –, il Verona potrà lottare per la salvezza con sufficiente credito. Laggiù l’unico a muoversi è il Benevento, che dopo il Chievo ha battuto anche la Sampdoria. La Spal viene «toreata» dalla Lazio. Il Crotone perde a San Siro con il Milan e il 21 gennaio, dopo la sosta della Serie A, sarà al Bentegodi. Ci si penserà tra qualche giorno.
Intanto, sul treno che ha riportato il gruppo dell’Hellas alla stazione di Porta Nuova, ieri sera, i pensieri di Fabio Pecchia sono stati ambivalenti. Da un lato, la soddisfazione per la personalità con cui il Verona ha tenuto il campo a Fuorigrotta. Dall’altro, la rabbia per come il Napoli ha sbloccato i conti. Koulibaly, da corner, colpisce di testa, anticipando Nicolas. Proteste vivaci dei giocatori gialloblù, che reclamano per una presunta irregolarità nello stacco dello stesso Koulibaly (un tocco di gomito a Caracciolo). Il signor Abisso convalida senza nemmeno consultare la Var. Parapiglia, con Pecchia e il suo vice, Nicola Corrent, che vengono espulsi. Le contestazioni dell’Hellas portano a poco. Nel giro di pochi minuti il Napoli sistema la pratica con Callejon, 2-0 e giù il sipario. Prima di arrivare fin qui, tuttavia, occorre riguardare quanto accaduto in precedenza. Ossia, raccontare il martellamento della squadra di Maurizio Sarri e lo spirito del Verona, che respinge e rattoppa, resiste e combatte. Sincerità vuole che si chiarisca che non sarebbe sufficiente un’intera pagina di giornale per elencare tutte le occasioni che ha costruito il Napoli. Ci si limiti a ricordare i pali presi da Mertens e Insigne, una rete annullata sempre a Mertens, una consistente manciata di parate di Nicolas e un erroraccio di mira di Insigne, per non dire di una costante pressione tradotta in una teoria di cross affilatissimi.
Resta il dubbio su cosa sarebbe successo se l’Hellas avesse retto ancora, con il Napoli che cominciava a diventare frenetico e i minuti che iniziavano a correre più veloci. E rimane, poi, un dato di fatto: era stata preparata bene, la partita, con Romulo a
dare fastidio a Jorginho, Verde ad abbozzare il ribaltamento di fronte, la difesa tosta e ordinata, abile a scacciare via le streghe che volevano imbastire un sabba dentro l’area del Verona. Dopo, inevitabile, è scattato l’incantesimo fatale e i sogni dell’Hellas di spezzare il sortilegio che lo vuole sempre sconfitto a Napoli, in serie A, dal 1987 a oggi sono svaniti. Quelli di una salvezza possibile, invece, non sono infranti.