Passaporto lento Quattro mesi per averlo
Proteste dei cittadini. Tre vie per risolvere il problema
Il passaporto? Una sfida capace di mandare in crisi anche la pazienza biblica di Giobbe. Perché, la richiesta negli ultimi anni è aumentata a dismisura e nemmeno le oltre cento pratiche prese in esame ogni giorno in questura riescono ad abbattere chilometriche liste d’attesa.
Ci si sposta di più, sono in aumento i riconoscimenti della cittadinanza italiana per i cittadini stranieri che chiedono subito il passaporto e anche i minori non sono più «iscrivibili» sul passaporto dei genitori ma devono averne uno proprio. Tradotto: rischio ingolfamento.
Basti pensare che, come confermato dagli uffici di lungadige Galtarossa, chi prenota oggi tramite Internet, si vede fissare l’appuntamento ad aprile. «Magari... io il primo giorno libero l’ho trovato al 22 maggio», racconta Emanuele, alle prese con il viaggio di nozze da organizzare.
Ma a rischiare di surriscaldare gli animi degli aspiranti viaggiatori, sono soprattutto le code che, specialmente nei giorni delle vacanze natalizie appena concluse, si verificano puntualmente all’alba davanti al cancello della questura.
Venerdì mattina, come racconta Elisa de Pizzol, «sono arrivata alle 6.30 e davanti a me c’era già una lunga fila di gente in attesa di passaporti, permessi di soggiorno e altre questioni». Perché, per venire incontro agli utenti, la questura da anni ormai oltre alle 120-150 richieste gestite tramite le prenotazioni on-line, mette a disposizione 20 procedimenti al giorno per i cittadini che (a loro rischio e pericolo) decidono di tentare la fortuna e mettersi in coda.
Proprio come ha fatto Elisa: «Mi avevano detto di questa opportunità e ho deciso di approfittarne - racconta -. Durante l’attesa ho cercato di capire quante persone fossero lì per il passaporto e prima di me ce ne erano 17. Ero fiduciosa, ma quando è stato aperto il cancello alle 8, la coda è proseguita all’interno e, inspiegabilmente, ci è stato detto che si era già arrivati al tetto limite delle 20 persone. Secondo i nostri calcoli, miei e dei presenti, ci si è fermati al numero 12. E ci chiedevamo dove erano finiti gli altri otto che non avevamo visto, forse avevano più pratiche gli altri prima di noi?».
E in un crescendo di tensione e di voci incontrollate, lei e gli altri in «esubero» sono stati invitati ad attendere l’arrivo di un dirigente. «Mi sono stupita perché non riuscivo a capire se fosse una procedura normale o un qualcosa di anomalo - prosegue Elisa -. Il dirigente è arrivato verso le 9.30 ed è stato molto gentile; mi ha spiegato che i primi venti possono presentare la domanda in giornata mentre gli altri, se decidono di rimanere, in base alle loro motivate ragioni di urgenza, possono ottenere un appuntamento. E a me è andata bene, perché mi è stato fissato all’11 gennaio rispetto a quello di maggio che mi era apparso sul modulo on-line».
Ricapitolando, per arrivare all’agognato momento della presentazione della domanda, attualmente a Verona esistono tre vie. Quella ordinaria della prenotazione on-line (effettuabile anche in Comune) che ha tempi d’attesa di circa quattro mesi, quella dei venti posti giornalieri messi a disposizione direttamente in questura per chi prende i primi posti in fila e quella di chi pazientemente, dopo essersi messo in coda, attende fiducioso di incontrare un dirigente e ottenere direttamente da lui un appuntamento allo sportello.
Perché lo scoglio più grosso è proprio quello di arrivare di fronte all’agente incaricato di raccogliere la domanda. Da quel momento, se non vi sono problemi legati al rilascio, il passaporto viene in media consegnato entro nove giorni. Quello che sogna Elisa, che potrebbe risolvere la pratica già entro il mese. Ma dopo l’esperienza di venerdì lancia una proposta: «Forse si eviterebbero tensioni e problemi se ogni mattina un agente prendesse i nomi delle persone in fila fuori dal cancello assegnando ad ognuna il proprio numero per evitare scambi di persona o altri problemi».
La testimonianza «Sono arrivata alle 6.30 e c’era già una lunga fila di gente in attesa di passaporti»