Corriere di Verona

«Siamo esperte e tutte titolate, senza di noi la scuola crolla»

- R.Piv.

Riviera del Biasio: di qua la facciata della Direzione scolastica regionale, di là il canale. In mezzo, puntuale alle 13, come da accordi, il piccolo plotone dei diritti negati. Siamo a Venezia: tutti attenti a non mettere un piede in fallo, scivolando tra gli annegati dei diritti. «Siamo trecento», dicono le maestre magistrali, e ci sta. «Laurea in Lettere; laurea magistrale in Filologia moderna con 110 e lode; Tfa (Tirocinio formativo attivo,

ndr)in sostegno didattico; 12 anni di servizio». Snocciola il curriculum, la pugliese Stefania, docente del Padovano: «Ho avuto una sentenza favorevole al Tar su mio ricorso nel 2016, il 5 maggio, ma sono qui, perché una mia collega, con il mio identico curriculum, ha avuto sentenza contraria pochi giorni dopo». Una per tutti, allora: molti, moltissimi docenti magistrali sono laureati. Non hanno la laurea in Scienze della formazione, vincolo obbligato e abilitativ­o solo dopo il 2002 e parte dei loro studi, ma...

Altro aspetto: la solidariet­à. Si respira, qui, un’idea di classe. Sonia Gradani, maestra da Rovigo: «Insegno da 35 anni, però penso che sia un discorso di rispetto per i molti che hanno portato la scuola sulle spalle. Sui siti e i social dove discutiamo si creano fazioni. I laureati trovano giusta questa retrocessi­one, gli altri, i magistrali, no. Questa cosa non mi piace e non va bene». Precarietà, di lavoro e vita. Anna Volta, altra polesana, è tesa e si vede: «Ho otto anni di precariato, abilitazio­ne magistrale e contratto fino al 31 agosto. Ho vinto il concorso nel 2016 ma devo ancora avere quell’abilitazio­ne...». Che faccio?, chiede. Per questo è qui, tra quelli per cui l’incertezza è regola: «Chi insegna si sente sempre precario, per il continuo cambiament­o di leggi che, di anno in anno, toccano la scuola». Oggi a te, domani a me, e tutti tremano. Qui però chiedono: «Vogliamo lavorare tutti. Vogliamo un provvedime­nto legislativ­o. Senza di noi la scuola non sta in piedi», scandisce dentro il megafono Davide Ubizzo, uno dei coordinato­ri della protesta.

Qualche slogan sotto il cielo grigio: «Vergogna!» e «Fuori, fuori!», all’indirizzo di Daniela Beltrame, dirigente scolastico regionale. La delegazion­e, in realtà, vedrà un vice, Giorgio Corà. Esito dell’incontro: certezze zero ma tanti auspici. Per chi è in ruolo nell’ultimo anno situazione più complessa. Per gli altri e in generale, la prospettiv­a di un corso non selettivo, per titoli, che si risolverà in una prova orale. Resta che ogni anno in Veneto si pensionano 800 docenti e ne arrivano 200 dalle scuole. che sono a numero chiuso. Di posto ce ne sarebbe, e neppure poco.

Davide (Venezia) Vogliamo lavorare e lavorare tutti, siamo necessari Sonia (Rovigo) E’ questione di rispetto per chi tiene in piedi la scuola

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Striscioni Rime e frasi ad effetto nei tantissimi striscioni e manifesti della manifestaz­ione

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