Noi con l’Italia, Fitto non scioglie il nodo Tosi l’ex sindaco: i veti su di me non reggeranno
E dentro la Lega scoppia la grana «rosa» per l’ipotesi candidatura di una trentina
Il leader di Fare! «Se mi vogliono escludere non possono farlo solo per l’astio di Salvini contro di me»
Noi con l’Italia scende in campo, ma resta aperta la questione del «veto» leghista su Flavio Tosi. E intanto nella Lega Nord scoppia una nuova grana di colore…rosa.
Raffaele Fitto, affiancato da Lorenzo Cesa, ha presentato ieri a Roma il nuovo simbolo di Noi con l’Italia, contrassegno modificato per consentire ad un grande scudo crociato con la scritta Libertas di occupare tutta la metà inferiore, mentre in quella superiore c’è la scritta Noi con l’Italia.
Uno dei fondatori di quel partito è Flavio Tosi. Che però ieri non era presente (come peraltro Antonio Quagliariello, esponente dello stesso partito e referente nazionale di Stefano Casali) mentre altri (Lupi, Zanetti, Romano) erano in sala ma non al tavolo della presidenza. Proprio sulla candidatura di Tosi, oltre che su quelle di Lupi e Zanetti, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha posto un veto assoluto, condiviso - almeno così è apparso - a Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni nel vertice di Arcore dei giorni scorsi.E su questo punto, Fitto (che si è sbilanciato sul risultato, ipotizzando di ottenere il 6 per cento, visto che «i sondaggi ci danno il 2,7% prima di partire») è stato ieri prudentissimo. A precisa domanda di un giornalista («sacrificherete Flavio Tosi?») ha risposto spiegando che «nelle coalizioni tutti i candidati vanno condivisi: gli altri discuteranno sui nostri, noi sui loro…».
Si tratta, insomma. E alla fine, l’ipotesi di mediazione potrebbe essere quella per cui a Tosi non verrebbe affidato un collegio uninominale, mentre sarebbe più difficile per Salvini impedire di candidarlo nel listino proporzionale, in cui peraltro Tosi ha deciso da tempo di voler correre.
L’ex sindaco di Verona ostenta tranquillità. «Qualsiasi veto – ribadisce – deve avere una motivazione politica, e ricordo come il mio gruppo (i parlamentari di Fare!, ndr) non abbia mai votato la fiducia a Renzi e sia sempre stato all’opposizione, mentre altri esponenti di Noi con l’Italia sono stati fino a ieri in maggioranza col centrosinistra. Se mi si rimprovera il sì al referendum del 4 dicembre – aggiunge – dico che resto su quella posizione, assieme peraltro a milioni di elettori di centrodestra e ad organismi come Coldiretti e Confindustria che dissero sì ad un testo frutto del Patto del Nazareno che aveva visto come relatore anche Calderoli. Se invece – conclude Tosi – il veto è frutto del rancore di Salvini verso di me, allora è ovviamente inaccettabile da parte di qualsiasi partito».
Tornando alla conferenza di ieri, Fitto ha affermato che Noi con l’Italia punta ad ottenere il 6 per cento dei consensi «partendo già ieri – ha sottolineato – da sondaggi che ci davano al 2,6 per cento prima ancora di nascere». Tra i presenti in sala c’erano il deputato tosiano Matteo Bragantini e Alfredo Meocci, da sempre molto vicino a Lorenzo Cesa.
Nella Lega Nord, intanto, scoppia una grana tutta al femminile. Oltre alle molte decine di autocandidature arrivate (ieri era previsto un colloquio tra Paolo Paternoster e il leader veneto Toni Da Re sul tema) a far nascere altri mugugni c’è l’ipotesi che venga candidata a Verona anche una leghista trentina, Alessia Ambrosi, segretaria della sezione del Carroccio «Valle dei Laghi» ma tornata da qualche tempo a Verona, dov’era nata. E la reazione delle candidate veronesi (moltissime, anche perché la legge obbliga a candidarne in numero pari a quello dei maschietti) non è stata affatto entusiasta. Anzi.
Sul fronte politico opposto, si prolunga l’attesa del Pd sull’esito del congresso provinciale (che potrebbe pesare sulla scelta dei candidati al Parlamento). La Commissione Nazionale di Garanzia, che deve esaminare alcuni ricorsi, non lo ha fatto lunedì scorso e ha rinviato tutto a mercoledì prossimo.