Nell’autopsia le risposte sulla morte dell’uomo
Si svolgerà la prossima settimana. I familiari della vittima assoldano un criminologo
Sarà l’autopsia a chiarire ZEVIO come è morto Ahmed Fdil, il marocchino di 64 anni bruciato il 13 dicembre nell’auto abbandonata a Zevio che, da tempo, era diventata la sua casa. Sarà eseguita la prossima settimana sul corpo che da ormai un mese giace nelle celle mortuarie dell’ospedale di Verona.
L’esame rappresenterà un momento di svolta nell’inchiesta che vede due ragazzini di 13 e 17 anni accusati di aver avuto un ruolo decisivo nell’innescare il rogo della vettura: se dovesse emergere che Fdil era già morto quando le fiamme l’hanno raggiunto la loro posizione si alleggerirebdi be di molto. Al contrario, se l’autopsia dimostrerà che Ahmed è stato ucciso dall’incendio, potrebbero dover rispondere dell’accusa di omicidio.
Gli avvocati della famiglia del clochard, Kautar Badrane e Alessandra Bocchi, hanno già chiesto alla procura di poter nominare un proprio perito. E un loro consulente seguirà anche le indagini difensive che intendono avviare: si tratta di Marco Monzani, giurista e docente di Criminologia Avanzata allo Iusve di Venezia, componente dello staff permanente dell’Aipi, l’Associazione italiana di psicologia investigativa. Sarà compito suo quello di tratteggiare il profilo psicologico dei ragazzini ma anche di accertare i contorni di quello che, con il passare dei giorni, assume sempre più le caratteristiche un omicidio, anche se non intenzionale.
Intanto i carabinieri di Verona e Zevio proseguono nelle indagini. Da quanto emerso la procura di Verona avrebbe ascoltato soltanto il tredicenne e non l’amico di quattro anni più grande. Gli atti sono stati immediatamente trasmessi al tribunale per i minorenni di Venezia che molto probabilmente chiederà di sentire anche il diciassettenne, la cui versione potrebbe contrastare con quella fornita dallo studente che, vista la giovanissima età, non è comunque imputabile.