Luckino deejay: «Non vedo gioia, e oggi non sai più chi hai di fronte»
Alienati, distanti, frettolosi. Che il pubblico delle disco sia decisamente cambiato lo confermano anche gli esperti del settore. Uno, fra tutti, il famoso deejay veronese Luckino, da più di tre decenni re delle consolle ed esperto conoscitore del popolo della notte. Chi ha di fronte, oggi, quando è in consolle?
«Guardo in faccia i ragazzi e non so che musica vogliano sentire. Non sai più se si stiano divertendo, non sai più intuire i pensieri. Oggi, d’altra parte, con la tecnologia si è accelerato tutto: parliamo del popolo dei selfie, di istagram, di shazam. Niente a che fare con le serate di anni fa. Anche per questo, io, dopo
35 anni di lavoro nelle principali discoteche, oggi faccio principalmente feste private». C’è un’emergenza «baby gang», in discoteca?
«Premesso che io non conosco l’episodio di cui parliamo, posso testimoniare che oggi questi giovani vivono in un mondo completamente diverso dal nostro. Tenete conto, poi, che non essendoci quasi più le domeniche pomeriggio in discoteca, oggi i trentenni si mescolano ai quindicenni: se i secondi toccano il fondoschiena alla moglie dei primi, sai cosa può succedere?». Lei ha mai avuto paura? «No, fortunatamente sono in consolle o, come ho già
detto, preferisco dedicarmi ad eventi privati». La musica che ruolo ha in tutto questo?
«Purtroppo tutto è vittima dei tempi. Talent show e dispositivi veloci fanno in modo di produrre tutto subito, ma senza identità. Siamo di fronte a suoni senza una storia, siamo di fronte a rumori.
Non c’è più nemmeno un’identità musicale. È ovvio che poi questi ragazzini da qualche parte si sfoghino, purtroppo».
Viva gli anni Settanta e Ottanta in questo senso, dunque?
«Certo. Io quando suonavo, anni fa, vedevo gioia negli occhi della gente, vedevo un pubblico che cantava, che si ritrovava negli stessi, universali, versi di una canzone. Sia chiaro: non ho detto che i disordini non c’erano. Ma se c’era una rissa era perché qualcuno aveva alzato il gomito a fine serata. Nulla a che fare con le situazioni di oggi».
Luckino La musica? Oggi è senza storia, velocissima, un rumore che non produce più una nostra identità