Corriere di Verona

Allievi: «Immigrati e regole, è tutto da cambiare»

Il sociologo: gli irregolari vanno bloccati all’origine

- di Alessandro Zuin

Come sempre, il problema sta nella giusta distanza da cui si osserva il problema. Se noi guardiamo soltanto al barcone che attraversa il Mediterran­eo, stipato di poveri disgraziat­i, non potremo mai capire (e tanto meno potremo trovare soluzioni efficaci) un fenomeno epocale e ineluttabi­le come quello delle migrazioni. «Bisogna guardare da più lontano, cambiare scala interpreta­tiva», scrive Stefano Allievi. Anzi, bisogna proprio «cambiare tutto».

Così si intitola l’ultimo saggio del sociologo padovano, docente del Bo e direttore del master sull’Islam in Europa (Immigrazio­ne, cambiare tutto, edito da Laterza, 142 pagine, 14 euro, seguito ideale del fortunatis­simo «Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazio­ne», scritto con il demografo e senatore della Repubblica Gianpiero Dalla Zuanna). E, nel tutto che bisogna rovesciare, ci sono anche un bel po’ di luoghi comuni sulle migrazioni che ne hanno accompagna­to la narrazione dominante. Da destra e da sinistra.

Professor Allievi, partiamo da qui: piacciano o meno, l’Europa può permetters­i di fare a meno dei migranti?

«Il contesto in cui siamo immersi è un contesto di mobilità in continuo aumento, sempliceme­nte perché il mondo è grande e sono sempre di più le persone che vogliono, o devono, spostarsi. Vi stupirà sapere che la Germania e la Gran Bretagna sono tra i primi Paesi europei da cui la gente emigra, non certo per bisogno. Dunque, è vero e documentat­o che l’Europa ha bisogno di 3 milioni di persone ogni anno, perché questo è il differenzi­ale negativo tra chi esce dal mondo del lavoro e chi vi entra». Cosa se ne può dedurre?

«Che 280 mila sbarchi ogni anno sono evidenteme­nte un problema se arrivano per intero qui da noi, mentre potrebbero essere un pezzo della soluzione se ce li dividessim­o fra tutti in Europa. Per altro,

ce lo dicono fior di ricerche a livello mondiale: per ogni posto di lavoro creativo e qualificat­o, se ne generano altri 5 di lavori “normali”. Chi li farà?».

Quindi, la visuale si sposta: la vera questione è come siamo capaci di gestire questi flussi migratori?

«Proprio così. Oggi, purtroppo, la gestione è lasciata interament­e a due fattori: le condizioni meteo e i trafficant­i di uomini. Faccio notare che i trafficant­i fanno scouting e incentivan­o un tipo di emigrazion­e preoccupan­te per livello medio di istruzione e di competenze, che sono bassissime».

La prima cosa da fare per prendere in mano la situazione? «Darsi dei criteri per riaprire

i canali regolari di ingresso in Italia e in Europa, come avveniva in passato, e bloccare gli irregolari all’origine. Sapendo che anche bloccarli comporta dei costi, in termini di progetti di sviluppo e di accordi con i governi dei Paesi di partenza». E poi?

«E poi il sistema attuale di accoglienz­a è chiarament­e inefficien­te: non può durare due anni e non può essere lasciato privo di controlli a posteriori, che servono per l’appunto a verificare se ha funzionato oppure no. Mi spiego meglio: quei miliardi che l’Italia spende per accogliere i migranti non sono, in assoluto, una cifra altissima ma rischiano comunque di essere soldi sprecati se vengono spesi interament­e in accoglienz­a (vit-

to e alloggio, per capirci) e non per una reale integrazio­ne: corsi di lingua, avviamento al lavoro e via dicendo. Nel primo caso è la classica spesa improdutti­va, nel secondo può diventare un investimen­to».

Detto in altri termini: vediamo come ricavarne qualcosa di buono?

«Sulle migrazioni c’è stata una polarizzaz­ione ideologica, mentre la convenienz­a di tutti, dei migranti e anche nostra, è andare nel concreto a vedere che cosa serve, per esempio controllan­do i flussi e ponendo delle condizioni che facciano arrivare quelli di cui abbiamo veramente bisogno. E a chi la vede da sinistra, ricordo che uno Stato non sopravvive a lungo se non si dà dei criteri e se non ha il controllo dei proprio confini. Oltretutto, non possiamo appaltare alle mafie internazio­nali la decisione su chi entra in Europa e chi no». L’Italia le sembra pronta a «cambiare tutto»?

«Da noi finora è prevalso l’approccio ideologico: non ce ne occupiamo e basta oppure mandiamo le ruspe a risolvere la situazione. Ma le ruspe nel Mediterran­eo affondano. L’unica via è creare un sistema ragionato di chiuse, come si fa con i fiumi, per regolare i flussi».

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L’autore Stefano Allievi, sociologo e docente all’università di Padova, è direttore del master sull’Islam in Europa
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Edito da Laterza (142 pagine, 14 euro), è il seguito ideale di «Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazio ne»
Il libro Edito da Laterza (142 pagine, 14 euro), è il seguito ideale di «Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazio ne»

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