«Vite di quartiere» e lo spaccato del Saval Il ruolo degli abitanti e le lacune dell’amministrazione
Caro direttore, facciamo seguito all’articolo apparso sul Corriere di Verona, a pag.6 ,il 14 gennaio 2018, a firma di Alessio Corazza, dal titolo «Il Saval che cerca spazi per ritrovarsi», facente parte della serie «Vite di quartiere». Ci permettiamo di sottolineare che la lettura data del quartiere Saval è, a nostro avviso, davvero molto parziale e nostalgica. Si parla del passato con pochi riferimenti positivi al quadro attuale. È pur vero che alcune iniziative, come riportato nell’articolo, sono state chiuse, quale ad esempio il centro giovanile, ma è vero anche che negli ultimi dieci anni molte altre realtà sono sorte, altre si sono sviluppate, rivestendo ancora oggi un ruolo significativo nella vita aggregativa del quartiere. Basti pensare, ad esempio, a quanti bambini, ragazzi, giovani e adulti trovino ogni giorno nell’Unione Sportiva Maddalena un’opportunità di inserimento sociale e culturale. I campi di calcio e la palestra delle scuole Solinas e Pertini sono luoghi frequentati fino a tarda sera con allenamenti, partite e corsi di ginnastica per tutte le età. L’impronta data dal nostro carissimo don Renzo Zocca è stata determinante per lo sviluppo della parrocchia, ma non possiamo non metter in risalto come il quartiere continui tutt’oggi ad essere caratterizzato, non solo da elementi negativi di degrado ben enfatizzati dall’articolo in questione, ma anche dal permanere di una vitalità e una partecipazione fattiva da parte dei suoi abitanti. Si precisa, a onor del vero, che il gruppo Marta Maria, ivi citato, è stato costituito il 2 maggio 2006, quando parroco era Monsignor Callisto Barbolan. Alla data attuale i volontari di tale gruppo assistono oltre 50 famiglie residenti al Saval, in collaborazione con i servizi sociali, con il contributo esclusivo del volontariato vincenziano. Diversi progetti sono in atto per sostenere le situazioni di difficoltà. È stato attivato, inoltre, dal 2016 il progetto «Borse lavoro» a sostegno di persone disoccupate, in collaborazione con una cooperativa sociale. A partire dal 2008, con il parroco don Giovanni Barlottini, vengono accolti nei locali adiacenti alla chiesa, tre senza fissa dimora, da ottobre a maggio, all’interno del progetto «Emergenza freddo» in collaborazione con il Samaritano. L’accoglienza continua anche con l’attuale parroco don Michele Nicolis e ad oggi 36 famiglie preparano a turno la cena quotidiana per queste persone svantaggiate. Ancora, è sorto da qualche anno un gruppo parrocchiale che gestisce una piastra polifunzionale, dove decine e decine di ragazzi, i incontrano per giocare a calcetto, pallacanestro, pallavolo. E per concludere, la Coop Faliero ha festeggiato proprio nel 2017 35 anni di vita. Dopo anni di richieste, è stato ottenuto l’ampliamento della sede dove svolgono le attività di legatoria e assemblaggio sedici ragazzi diversamente abili con i loro operatori. In tutte queste iniziative promosse dagli abitanti del quartiere, il grande assente è il Comune di Verona, che tratta le periferie in modo marginale. Che dire dell’Amia che crea discariche a cielo aperto nei parcheggi limitrofi ai palazzi e nei pressi della piastra polifunzionale, assemblando in un’unica area dozzine di cassonetti? La cura del verde pubblico è affidata alla scopa di un unico operatore ecologico per l’intero Saval. L’ex comitato di quartiere, più volte e sempre con esito negativo, aveva chiesto l’apertura di una biblioteca nei locali del centro polifunzionale. E manca il vigile di quartiere.
Auspichiamo che la casa colonica possa costituire un’opportunità perché la politica di gestione dell’area pubblica dimostri di voler cambiare direzione, in modo da ridisegnare gli spazi del quartiere assumendo priorità sociali e culturali che da tempo attendono una risposta.