Parlamentarie M5s, gli esclusi preparano un ricorso collettivo
Chiuso il voto, nuovi bloccati. «Su Rousseau si potevano fare delazioni»
Ricorso collettivo contro le parlamentarie, gli esclusi dalle primarie del M5s per scegliere i candidati al Senato e alla Camera si stanno organizzando. «Ci stiamo contando, puntiamo a fare un ricorso collettivo», spiega Andrea Marchiori, consigliere uscente a Martellago tra i più amareggiati dall’estromissione.
«Dopo cinque anni di duro e gratuito lavoro all’opposizione, sentire dire che sono stati eliminati infiltrati e arrivisti è offensivo», scuote la testa.
Il voto online è chiuso, domenica Beppe Grillo annuncerà le liste a Pescara ma la lista più folta pare quella dei depennati. Oltre a Marco Zordan, Serena Giuliato, Luciano Claut, Maria Elena Martinez c’è anche Liliana Zaltron consigliera comunale uscente a Vicenza, che però l’ha presa sportivamente. «Sono tranquillissima, la mia era solo una dichiarazione di disponibilità – sorride – Sto cercando di appurare i motivi, questo sì, ma per capire. Probabilmente è perché il mio mandato scade a maggio e invece le elezioni si terranno a marzo».
Un ruolo nelle numerose esclusioni lo hanno avuto le segnalazioni. Da sempre è possibile indicare sulla piattaforma comportamenti scorretti, violenti, critici nei confronti della linea ufficiale del Movimento e, a maggior ragione, sotto primarie si moltiplicano gli avvertimenti su possibili infiltrati, gente che si vede solo quando c’è da candidarsi, attivisti troppo dialoganti con altri partiti o scatenati contro gli eletti 5s, che hanno gettato scompiglio nei meetup fomentando epurazioni e divisioni. Esempio numero uno: tra gli esclusi figura un attivista che ha firmato un appello a Renzi (sic) a non candidare parlamentari che si sono sfilati sullo ius soli. Esempio numero due: gli attivisti di un meetup creato in opposizione ad un altro sono stati quasi tutti estromessi dalle parlamentarie. Numero tre, e qui ci fermiamo, le critiche pubbliche e reiterate ad un candidato sindaco del M5s da parte di un consigliere comunale pare siano state decisive per la sua epurazione dalle parlamentarie. Insomma, come spiegano dalla dirigenza regionale: «Chi non c’è, non c’è per un motivo». E di motivi ne sono stati forniti a bizzeffe, dalle novelle truppe cammellate delle segnalazioni 2.0. Gli avvertimenti sui comportamenti sono un elemento soggettivo di scrematura che ha innescato le letture più diverse. Il bersaglio della rabbia è diventato il capogruppo in Regione Jacopo Berti, referente veneto per la campagna elettorale, accusato di essere stato nel gruppo locale che ha tirato una riga sugli esponenti della fronda interna. «Basta vedere i nomi degli esclusi per risalire al mandante», sibila un consigliere comunale (niente nomi, per carità). Berti non commenta, ricorda solo di essere responsabile della logistica: banchetti, eventi, volantini bandiere. Stop perché la piattaforma «Rousseau» è parrocchia dello staff di Grillo e Casaleggio. Nella squadra della campagna vanno ripetendo che il complottismo è passato dalle scie chimiche alle esclusioni dalle parlamentarie.
Resta il fatto che un’intera classe di amministratori locali è stata bocciata dallo staff. Un giudizio sull’operato della prima generazione di politici locali del movimento? «No, lo escludo – scuote la testa Zaltron – Ci saranno sicuramente motivi oggettivi». «E invece mi preoccupa che tante esclusioni dicano che molti amministratori non hanno lavorato bene», scuote la testa un capogruppo. Anche qui, microfoni spenti; lo slogan più vero al momento è «L’anonimato andrà di moda». Anonimi sono pure i centinaia di autocandidati che si erano proposti, l’elenco mai reso noto (come quello del candidati che hanno passato la selezione, del resto). E a tal proposito l’eurodeputato David Borrelli specifica si non essere mai stato sabato 13 gennaio al Bhr di Treviso di non aver «in nessuna sede in alcun modo suggerito agli autocandidati “di non fare outing in modo da evitare che i parlamentari uscenti avessero un vantaggio sui nomi nuovi”». Precisazione dovuta, perché altrimenti potrebbe «apparire in una posizione di non imparzialtà nei confronti di tutti i candidati».
Andrea Marchiori Dopo cinque anni di lavoro duro e gratuito all’opposizione essere esclusi così è offensivo Liliana Zaltron Sono tranquillissima, sto cercando di appurare i motivi. Ma soltanto per capire