Corriere di Verona

Il gigante dai piedi buoni si presenta per la battaglia «Pronto per il Crotone»

Hellas, la new entry Petkovic: «Se lo battiamo, grande spinta»

- Matteo Fontana

Creo spazi per i compagni, fare gol non è un compito solo mio La salvezza è una missione possibile e questa è una piazza importante

Ecco servito il gigante Bruno. Gigante, e non orso, giusto per sfuggire al sostantivo più trito, perché il Bruno del caso, che di cognome fa Petkovic, è sì grande e grosso, ma per nulla parco nelle parole: «Mi tolgo subito tutti gli alibi: ho capito come bisogna giocare nel Verona, quindi sono pronto. Non chiedo tempo per ambientarm­i». Rompe gli indugi così, Petkovic, per chiarire che all’occorrenza, nella mischia della partita di domenica con il Crotone, altroché se ci sarà: «Questa è una gara che stiamo preparando nel dettaglio da giorni, fin da venerdì scorso, quando sono arrivato e sono ripresi gli allenament­i», dice. All’Hellas l’ha girato in prestito il Bologna, che un anno fa l’aveva prelevato dal Trapani. In Sicilia c’era già passato, dal Catania, poco più che ragazzino, e a farlo debuttare in A fu Rolando Maran («Non l’ho ancora sentito. Segnare un gol contro il suo Chievo nel derby? Una cosa per volta: adesso c’è soltanto il Crotone», sorride Petkovic). Poi, nel Trapani che con Serse Cosmi ha sfiorato la promozione, nel 2016, il gigante Bruno ha regalato delle gemme di calcio fino. Giusto per precisare che, anche se te lo immagini come un bestione avvezzo alle battaglie aeree, in realtà Petkovic è giocatore dalla tecnica curata: «Il fisico mi aiuta – commenta –, ma non è tutto. Mi posso muovere in diverse posizioni del fronte offensivo. Fare la prima punta oppure stare più indietro. So che devo migliorare in tutto, dal lato tattico in poi. In particolar­e, la crescita principale, per me, sta nella concretezz­a». Non ci si aspetti, dunque, un Petkovic stoccatore con una confidenza naturale con la porta. Almeno, a negare il ritratto, sono gli almanacchi, che riferiscon­o di gol non esattament­e a tombolate. Chi lo conosce bene, piuttosto, garantisce sulla sua utilità tattica: «Creare spazi, aiutare i miei compagni di squadra: questo è quanto faccio. I gol non sono soltanto un mio compito, sebbene sappia che il lato della finalizzaz­ione sia da curare, perché è sempre decisivo». Come per Matos, altro ingaggio invernale dell’Hellas, se non di più, Petkovic è stato inseguito a lungo dal direttore sportivo gialloblù, Filippo Fusco: «Mi ha cercato già quando ero al Trapani, ma dopo sono andato al Bologna. Adesso sono qui». Intanto il gigante Bruno si allinea ad un reparto in cui ci sono Moise Kean e Giampaolo Pazzini. Dal canto suo, osserva: «In attacco posso giocare con chiunque. Il Pazzo ha grande esperienza, con gli altri i veterani contribuis­ce a tenere unito il gruppo. Ho trovato uno spogliatoi­o equilibrat­o. La salvezza non è distante, non la vedo come una missione impossibil­e. Con tre punti in più, adesso, saremmo in Serie A. Non siamo staccati di dieci o venti lunghezze». Lancia, Petkovic, un messaggio di fiducia. Lo fa, anche, verso i tifosi: «Verona è una piazza esigente, importante. So che ci sono delle aspettativ­e, ed è giusto che sia così. C’è da lavorare tantissimo per conquistar­e gli applausi, e serve farlo con serenità. E dico che è meglio che si giochi subito con il Crotone, che ci attenda una partita di questo tipo. A vincerla, riceveremm­o una grande spinta. Tocca a noi riuscirci».

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(da account Twitter dell’Hellas) In sala stampa Bruno Petkovic mostra la sua nuova maglia dell’Hellas con il numero 70

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