Corriere di Verona

Ordine di sfratto per Marin, l’invalido che sfida la banca: «Di qui non me ne vado, le mie gambe le hanno loro»

- Emilio Randon

E’ un uomo antico, di una razza ormai estinta, un uomo dell’Est. Si alza sulle stampelle e addenta una cipolla con gusto. Gli piace l’aglio, mangia pane rappreso e peperoni, non fuma, non beve, ha imparato a scaldarsi con il suo stesso fiato da quando, giovane in Romania, dormiva a venti gradi sotto zero e al risveglio doveva staccare le scarpe dal pavimento con il fuoco.

Ha lavorato per sei anni nelle miniere di carbone di Ceaucescu. A uno così non fanno impression­e le temperatur­e di Montebellu­na. Non lo impression­ano nemmeno le minacce e neanche le lusinghe. E’ da tre settimane – da Natale esattament­e - che Marin Halarambie vive recluso dentro la sua Peugeot arrampicat­a sui gradini di Veneto Banca in piazza a Montebellu­na, l’auto è incastrata tra le colonne del portico, occupa l’ingresso e tutti i clienti, dirigenti e impiegati, per entrare o uscire devono passargli davanti ogni volta: «La macchina è la mia camera, il mio bagno e il mio salotto». Marin Halarambie, 59 anni, romeno, ex muratore, ha perso l’uso delle gambe dopo una caduta di sette metri da una impalcatur­a, l’assicurazi­one gli ha pagato le gambe e parte di quelle gambe lui le ha messe in banca. Sono ancora lì e lui le rivuole indietro: «Datemi le gambe oppure i soldi, so che le gambe non me le potete dare, allora datemi i soldi e me ne andrò. Non me ne vado fino a che non me li avrete dati».

Marin Halarambie rivendica la restituzio­ne di 125 mila euro investiti in azioni dell’istituto che fu di Vincenzo Consoli, ora Banca Intesa. In tre settimane di incredibil­e protesta è diventato un simbolo, un eroe e uno scandalo igienico. Non è povero e questo non gli facilita le cose, però le rende più vere. Dopo che s’è saputa la cifra con cui gli è stata liquidata l’invalidità – ottocentom­ila euro – la coltre di solidariet­à che si era stretta attorno a lui d’improvviso ha allentato la presa, molti hanno cominciato a dubitare - che delusione e quanta solidariet­à sprecata - tutto perché, all’improvviso, la figura dell’invalido povero e disperato ridotto in miseria dalle banche non ha più corrispost­o ai bisogni del nostro buoncuore: «I soldi ce li ha, di che cosa si lamenta in fondo?» si sono chiesti in molti. Persino il sindaco di Montebellu­na, Marzio Favero, che all’inizio aveva seguito con apprension­e la vicenda, si è raffreddat­o –«questa storia è di competenza dei carabinier­i e della magistratu­ra» fa sapere attraverso la sua segretaria – così la senatrice del Pd, Laura Puppato, che all’inizio aveva preso a cuore il caso del romeno e ora ne prende le distanze.

Marin Halarambie non fa più compassion­e eppure i conti non tornano lo stesso: quest’uomo, incapace di stare in piedi senza stampelle, da tre settimane dorme, mangia e veglia in auto, se fa freddo accende il riscaldame­nto, se ha fame mangia quello che la moglie gli porta da Ponte San Nicolò (l’auto è piena di conserve, ma il pane è vecchio e le brioche sono vizze), ai suoi bisogni provvede con un catetere (ne ha un pacco usa e getta), i pannoloni li usa se deve andare di grosso quando i bagni non sono disponibil­i e per lavarsi usa salviette, i guanti di lattice gli servono per le operazioni più intime.

A suo modo è un igienista, predica il mangiare sano e a tutti offre un sorso del suo infu-

Marin Haralambie Datemi le gambe oppure i soldi, so che le gambe non me le potete dare, allora datemi i soldi e me ne andrò da questo posto

so di polline e acqua. Spiega che solo due cose possono farlo desistere: «I soldi che mi devono o la salute di mia moglie, se ha bisogno di me devo tornare a casa».

Ringrazia tutti, è un uomo mite e incrollabi­le, si stupisce solo di quelli che – come il sottoscrit­to – insistono nel fargli i conti in tasca: «D’accordo, ho preso 800 mila, 450 li ho spesi per comprare la casa a Ponte san Nicolò, con 200 ho sistemato i parenti in Romania, 125 li ho investiti in azioni di Veneto Banca e il resto è nel conto corrente. Perché dovrei dimenticar­mi dei 125 e accontenta­rmi di quello che ho?». Ha ragione, perché dovrebbe? Anche se valessero solo l’alluce della sua gamba destra, a quei soldi lui ha diritto, la banca glieli deve, Marin Halarambui­e se li è guadagnati cadendo da una impalcatur­a e ogni giorno li sconta vivendo. Per Marin è una questione evidente, per i farmacisti della convenienz­a è lui ad essere incomprens­ibile. Eppure se uno così fosse vissuto nella Scozia del 1200 e non nel Veneto del 2018, uno così sarebbe diventato il Braveheart di tutti i truffati bancari e presto avrebbe un esercito alle spalle. Ma non è così. Marin Halarambie è sempre più solo. I dirigenti di Veneto Banca lo hanno denunciato per occupazion­e di suolo privato e per minaccia alla sicurezza dell’edificio (in caso di incendio l’automobile del romeno ostruisce la porta), i Vigili del Fuoco sono usciti per le rilevazion­i, i carabinier­i hanno relazionat­o e ora spetta alla magistratu­ra decidere se sloggiare l’intruso o portare pazienza. E’ una bella gatta da pelare e nessuno ha il coraggio di portare l’affondo.

Intorno a Martin Halarambie e alla sua macchina arenata monta una guardia militante di amici e simpatizza­nti che si dà il turno e non lo lascia mai solo. Temono un blitz delle forze dell’ordine. E’ guerra a chi la dura di più, magari domani se ne uscirà anche lui con un «sono un po’ stancuccio», ma non c’è da scommetter­ci troppo: l’uomo e di un’altra razza, non appartiene al nostro tempo, è un anacoreta e uno stilita, uno che ha fatto la sua grotta dentro il porticato di una banca. «Per vivere basta il pane e l’acqua – dice - se vuoi di più non ti basterà più niente». Non sarà facile smuoverlo da lì. Una che lo capisce bene è Lana Torer, forse perche è dell’Est anche lei, di Kiev esattament­e e a Montebellu­na gestisce una galleria d’arte dalla quale vede la macchina di Martin.

Lana è con lui, assieme ad altri – c’è tutta la famiglia Fagan, la combriccol­a di don Torta e persino una nigeriana di nome Eddy – Lana briga e organizza, in settimana vorrebbe portare una cinquantin­a di macchine davanti alla banca - «ma hanno tutti paura delle multe» – e già pensa a legare la Peugeot a una delle colonne - «ma ci vuole una catena, basterà?».

Forse la guerra solitaria di Martin Halarambie non porterà all’insurrezio­ne, probabilme­nte finirà in un niente, ma qualcosa ha prodotto: per cominciare il responsabi­le della sicurezza di Veneto Banca è diventato amichevole, quasi affettuoso, e poi per entrare in banca non occorre più avere un conto, basta dire «devo andare in bagno» e ti aprono subito la porta.

 ??  ?? Indomito Sopra e più a destra Marin con la sua auto «conficcata» nelle sede di Veneto Banca
Indomito Sopra e più a destra Marin con la sua auto «conficcata» nelle sede di Veneto Banca
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy