L’abbraccio dei dipendenti al patron Rossetto Serrande abbassate in tutti i supermercati del gruppo. Sulla bara la maglia da calcio
Serrande abbassate, ieri pomeriggio, in tutti i supermercati di città e provincia che lui stesso aveva creato. Perché ieri tutto l’universo del gruppo Rossetto si è riunito nella chiesa di San Massimo, per dare l’ultimo saluto al «re» della grande distribuzione, Giuseppe Rossetto, scomparso nei giorni scorsi a 73 anni. Un «numero uno», proprio come quel numero stampato sulla maglietta da calcio adagiata sulla bara in legno ricoperta di rose rosse e calle bianche. Un omaggio per ricordare una delle sue grandi passioni e i trascorsi in campo, nel ruolo di portiere.
«A lui non piacevano tanto i discorsi — ha detto il primogenito Federico — ma sono sicuro che avrebbe voluto stringervi la mano e ringraziarvi uno a uno per questa vostra presenza massiccia». Un uomo votato al lavoro e alla famiglia, come ha ricordato il figlio più giovane, Francesco (le altre due figlie Francesca e Rossella erano accanto alla madre Anna Maria): «Lui il tempo non l’ha sprecato, perché nel lavoro e nella vita quotidiana ha sempre messo al primo posto azienda e famiglia. Ci mancherai tantissimo, papà». E per raccontare chi fosse, i familiari hanno scelto di leggere il messaggio di uno dei dipendenti: «Mi piace pensare che il Signore avesse bisogno di un presidente. Sono sicuro che lassù starà già dispensando consigli e insegnamenti a tutti». «È stato un grande», ha sintetizzato nell’omelia il padre salesiano Luigi Furia, amico di famiglia che ha voluto ricordare l’impegno di Giuseppe Rossetto nelle opere di beneficenza. Poi, accompagnata dalle note dell’Hallelujah di Leonard Cohen cantata dalla nipote Chiara, la bara è uscita dalla chiesa.(e.p.)