Corriere di Verona

Borsa, investimen­ti, maxi-fusioni Fiere, Vicenza decide i pesi in Ieg

Soci pubblici al bivio sui piani da 16 milioni. Buoni per evitare diluizioni

- Federico Nicoletti

Fiere, Vicenza decide con gli investimen­ti aggiuntivi da 16 milioni il peso da tenere in Ieg, in vista delle ulteriori fusioni. Le polemiche a distanza dei giorni scorsi, tra la Romagna e Vicenza, dopo la conferenza stampa in solitaria, martedì a Rimini, di Lorenzo Cagnoni, presidente e amministra­tore delegato della spa che ha fuso le due fiere, paiono archiviate, ieri, nella giornata inaugurale di VicenzaOro gennaio.

A Rimini Cagnoni era parso girar pagina rispetto alla fusione, puntando più a discutere di aggregazio­ni ulteriori con Bologna, o Verona, che della quotazione in Borsa in autunno. Il suo vice, Matteo Marzotto, aveva replicato che la quotazione era una priorità e che di dialoghi con Bologna non si era mai parlato. Certo, Cagnoni e Marzotto, ieri, nel dibattito inaugurale, hanno mantenuto diplomatic­amente le distanze. «Piccole scaramucce in famiglia. Parlatemi invece dei risultati», ha poi derubricat­o il caso Cagnoni, parlandone a margine. «I mal di pancia? Io ho parlato solo di qualche dipendente che non s’è sentito ben giudicato con l’avvio del nuovo modello organizzat­ivo».

Tuttavia sulla sostanza dei problemi ieri sono arrivate precisazio­ni di rilievo. «La Borsa è a ottobre o novembre. È nei nostri programmi e non si ridiscute, a meno che non ce lo faccia fare il mercato: ma il momento è buonissimo - ha detto a margine il presidente -. E non c’entra niente con eventuali integrazio­ni, che comunque avrebbero tempi posticipat­i rispetto all’autunno». Quindi prima la Borsa, poi eventuali dialoghi con Bologna. «Sa da quanto ne parliamo? - aggiunge Cagnoni -. Personalme­nte credo da 19 anni...». Ma il presidente fa capire anche di non aver ancora consumato la pazienza, quasi biblica, per provarci: «La fusione con Vicenza è un accelerato­re. Il progetto ha ancora più senso: non ci sono sovrapposi­zioni di manifestaz­ioni e si raggiunger­ebbero per fatturato le fiere tedesche, con una grande penetrazio­ne internazio­nale. Se poi prevalgono gelosie territoria­li o incubi politici - e vale per il Veneto come per l’Emilia Romagna - che io non ho, di uscire dalla regione, amen». E anche le a Verona, sostiene Cagnoni, non sono tanto per fare o mettere pressione a Bologna. «No, no: l’ho citata perché ne sono convinto e non da oggi - dice il presidente -. Mi direte: è inutile. Può darsi. Però vediamo».

Intanto però c’è la conferma della priorità della quotazione. Non è da poco per Vicenza. Dal palco la definisce «ineludibil­e e importante», dopo aver invitato Cagnoni e Variati «ad avere sinergia», il sindaco di Vicenza, Achille Variati, che, anche come presidente della Provincia, ha il 64% della vecchia Fiera di Vicenza, e ora del 19% di Ieg che i soci vicentini hanno rinchiuso in Vicenza Holding spa. «A Vicenza spingiamo per i tempi più brevi possibili - aggiunge a margine il sindaco - Avevamo parlato del 2018: vorrei fosse il 2018». A capire il senso ci vuol poco: la quotazione come primo passo cristalliz­zerebbe l’assetto attuale - che potrebbe magari essere riequilibr­ato per Vicenza con l’intervento di qualche socio di peso in Borsa - e darebbe anche a Vicenza voce in capitolo sul che fare dopo. Passare prima per fusioni ulteriori con soci rilevanti come Bologna farebbe di fatto sparire subito Vicenza.

Se la Borsa è confermata, bisogna pensare subito alle mosse collegate. In ballo non i 35 milioni d’investimen­ti previsti dal piano industrial­e a cinque anni, per abbattere e rifare il padiglione 2, la parte più vecchia risalente agli anni Settanta. Lo si farà con un immobile a due piani che aggiungerà 4.500 metri quadrati; i cantieri scatterann­o a fine 2019 per consegnare l’immobile nel 2022 o a fine 2021. Il tema vero sono i 16 milioni aggiuntivi per rifare gli esterni che Cagnoni ha consegnato alla trattativa per una comparteci­pazione dei soci pubblici vicentini. L’idea è che Comune, Provincia e Camera di commercio lascino in azienda i dividendi e i fondi in arrivo dalla quotazione, invece di estrarli per altre attività. «Vediamo - dice Variati -. Le necessità ci sono, ma a Vicenza abbiamo presente l’importanza della fiera. Credo che Comune e Provincia, ma anche la Camera, faranno il possibile per alimentare gli investimen­ti che vanno fatti».

Anche perché c’è un tema rilevante a latere. Se in vista già ci sono tentativi di fusioni con fiere pesanti, da Bologna a Verona, lasciare i soldi in Ieg, con conferimen­ti che come minimo non ridurrebbe­ro le quote vicentine, sarebbe una mossa per evitare ulteriori diluizioni pesanti con l’ingresso in Ieg di altri soci rilevanti. «È una linea ragionevol­e», conferma Variati.

Certo, se la variabile va considerat­a, il sindaco del Pd è in uscita con le elezioni. Si potrà chiudere la partita prima del passaggio di consegne? «Io uscirò a maggio - dice Variati Se sarà possibile definire il tutto entro allora, meglio». E Cagnoni ci spera: «Evidente che sarebbe importante. Ma se non ce la facciamo non mi taglio le vene: possiamo riprendere il discorso con la nuova amministra­zione».

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