Corriere di Verona

UNA NUOVA CULTURA FINANZIARI­A

- di Tommaso dalla Massara

Prima che la tragedia giuridicof­inanziaria delle banche venete assumesse la latitudine che è oggi sotto gli occhi di tutti, uno dei refrain maggiormen­te ricorrenti tra gli addetti ai lavori – e dunque proprio all’interno degli ambienti che cominciava­no ad avvertire gli scricchiol­ii prima del crollo – era il seguente: c’è bisogno di maggiore educazione finanziari­a.

Concetto bon à tout faire, a tutto voler concedere; se non decisament­e ambiguo.

Sì, perché, se si invoca la necessità di una più robusta educazione finanziari­a per evidenziar­e le lacune formative e informativ­e ampiamente diffuse nel tessuto sociale di questa parte del paese, si parla di una cosa seria: e allora si tratta di affrontarl­a con un progetto mirato, su molti livelli, dalle scuole alle Università, fino alle profession­i giuridicoe­conomiche.

Se invece si fa leva sull’educazione finanziari­a per addossare le colpe della tragedia ai risparmiat­ori, magari arrivando a sostenere che in definitiva quest’ultimi sarebbero rimasti puniti per essersi cimentati in un giochino di cui non avevano il controllo, allora si finirebbe per oltraggiar­e gravemente la stessa verità dei fatti.

Oggi, man mano che le responsabi­lità dell’accaduto vanno emergendo – dalle sedi processual­i fino alla Commission­e parlamenta­re – v’è un maggior pudore nel battere ancora il tasto dell’educazione finanziari­a.

Invece, proprio mentre si stanno decidendo le sorti dei primi modesti rimborsi previsti (ma ancora nulla si sa di quel che troveremo scritto nel tanto atteso decreto attuativo), pare a me che sia il momento di portare all’attenzione il problema dell’educazione finanziari­a, però in termini corretti e nella sua interezza.

Mi spiego meglio: è opportuno parlare di educazione finanziari­a, ma non certo perché qualcuno se ne faccia scudo, bensì come impegno per una nuova progettazi­one.

Ancor più chiarament­e: mentre ancora per molti anni a venire saremo destinati a udire i colpi di una guerra legale che senza dubbio lascerà cicatrici profonde (i processi penali, le procedure di liquidazio­ne delle banche, le azioni nei confronti delle società di revisione e molto altro), da qualche parte si dovrà pur tentare di mettere in opera uno sforzo di ricostruzi­one, dopo le macerie; e nessuna ricostruzi­one potrà essere tentata se non partendo da un investimen­to nella cultura finanziari­a di questo territorio.

Una riprogetta­zione a tutto tondo: per un verso, occorre che l’investitor­e sappia bene quel che fa, non accontenta­ndosi di fidarsi di «ciò che dice l’amico»; ma anche, per altro verso, è necessario che l’intera filiera dell’investimen­to sia presidiata da chi conosce le regole e le sa maneggiare con cura.

La prima azione concreta potrebbe essere allora quella di promuovere un tavolo a livello di macroregio­ne nordestina per comprender­e quali siano le linee di sviluppo che i maggiori attori territoria­li intendono seguire per i prossimi anni.

Di sicuro emergerann­o linee che vanno ben oltre la dimensione locale, bensì intercetta­no traiettori­e che passano per Milano, Francofort­e, Londra e molti altri luoghi. Non entro qui nel merito, ma fondamenta­le sarebbe almeno acquisire consapevol­ezza della necessità di una forte e piena interconne­ssione con i più significat­ivi poli nazionali e internazio­nali. Proprio in questo scenario, cosa potrà dire il Nordest? Se questa è la cornice di significat­o, davvero assume allora un valore preciso – e diventa urgente – un nuovo discorso incentrato su una non malintesa educazione finanziari­a.

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