Corriere di Verona

I leader degli irriducibi­li: non daremo un euro

- di Giovanni Viafora

La pattuglia degli irriducibi­li in Veneto conta circa 300 produttori lattieri. I leader del fronte anti multe non hanno alcuna intenzione di versare soldi. «Ci sono ricorsi e provvedime­nti legislativ­i, non siamo noi in difetto ma lo Stato».

C’è chi ora potrebbe davvero piangere sul latte versato. Anzi, sulle multe non versate. È la pattuglia degli irriducibi­li, che in Veneto conta circa 300 produttori lattieri. La condanna della Corte di Giustizia Europea li mette sostanzial­mente al muro: lo Stato dovrà riscuotere da loro circa 420 milioni di euro, per le multe anticipate da Roma a Bruxelles dal 1995 al 2009.

Ora però si attende un’altra battaglia: non più ai bordi di un’autostrada e con l’olezzo del letame, come fu sul finire degli anni Novanta; ma nelle aule dei tribunali.

Chi nel 1997 aveva la faccia sporca di fango a Vancimugli­o, oggi infatti cita gli articoli del codice penale e del codice civile. Uno di questi è Mauro Giaretta, già portavoce dei Cospa, i famosi «Comitati Spontanei Allevatori» che animarono le proteste più dure di questi ultimi vent’anni. «Se l’Italia non è riuscita a recuperare le somme è perché noi ci siamo opposti sia nei tribunali civili, che in quelli amministra­tivi — spiega con voce piatta — e abbiamo ottenuto delle sospensive rispetto alla richiesta di pagare queste cifre. Il problema è che è l’Italia in difetto, non gli allevatori». Giaretta, sulla cui testa incombe una multa milionaria («Ma ormai ho perso il conto, non so neanche io quanto dovrei pagare»), sembra quasi recitare a copione: «Sono due i motivi sui quali facciamo forza — dice —. Il primo: in Europa un allevatore poteva superare la propria quota personale, ma poi si operava a livello nazionale una compensazi­one. In Italia, invece, le compensazi­oni sono state fatte in modo difforme, e cioè per categorie prioritari­e (prima gli allevatori di montagna, poi quelli delle zone disagiate, etc..). Un meccanismo che ha finito per far pagare il conto di tutti solo a pochi. Il secondo: in questi vent’anni ci sono stati provvedime­nti legislativ­i e decreti retroattiv­i. Può la colpa essere addossata a noi produttori?». La vera speranza nella voce di Giaretta si percepisce tuttavia quando il discorso vira sul tema dei conteggi. Il vero vulnus «che farà crollare il sistema», secondo questa flottiglia. «Ci sono almeno quattro indagini fatte da Carabinier­i e Finanza che dicono che i dati non erano corretti. L’Agea — punta il dito Giaretta —, cioè l’agenzia che doveva fare i controlli, in realtà non andava neanche nelle stalle. Lo dice anche una recente relazione dell’Antimafia». Ma quindi? «Per quanto ci riguarda siamo noi che avanziamo i soldi. Questa è un’ipocrisia tutta italiana». Un altro dei 300 è Eugenio Rigodanzo, vicentino, faccia paonazza e animo da battaglia (dai Cobas del Latte ai Forconi, fino alle battaglie «No-Pfas»). Quando ci risponde è in «sella» al suo trattore: «Lo senti? Ha più di 21 anni — urla azionando lo spargi-letame —. Ormai non ho più soldi per rinnovare la mia azienda. E non vado dal dentista da 20 anni. Sopravvivo per mantenere il capitale che mi ha lasciato mio padre. Questi signori mi hanno rovinato la vita!» (dicesi signori: «Le organizzaz­ioni sindacali di categoria maggiormen­te rappresent­ative, quelli dell’Agea che hanno sbagliato i conti, i ministri, Pecoraro Scanio», etc etc). Anche Rigodanzo ha una maxi-multa sul groppone: «Non me ne frega niente di chi ha già pagato, hanno solo avallato la truffa delle quote latte. Io non pagherò neanche un euro. Piuttosto emigro nelle pianure sconfinate del Paraguay, dove il 3 marzo intanto andrà mio cugino. Lì nessuno ti può rompere più i c..».

E pure lui ormai confida nel codice penale. «A maggio da Roma ho avuto una notizia fantastica — squilla —. Il gip Paola Di Nicola ha decretato di non accogliere la richiesta di archiviazi­one del pm in merito all’inchiesta sugli errori dei conteggi. L’Agea faceva figurare che ogni mucca registrata all’anagrafe poteva far latte non più fino a 10 anni ma fino a 80. Vi rendete conto che questa è una maxitruffa? Vedrete che la verità verrà fuori e ci dovranno risarcire di tutto».

La maggior parte dei 3500 produttori veneti, però, intanto ha già pagato tutto. Tra questi c’è anche Martino Cerantola, che oggi è presidente di Coldiretti Veneto: «L’ultima rata — ci dice — per l’acquisto delle quote latte l’ho saldata il 31 dicembre del 2017 e in tutto ho pagato 300mila euro. La decisione della Corte di Giustizia era attesa. E ristabilis­ce il rispetto per tutti coloro che avevano fatto il loro dovere. La politica? Una parte non ha saputo fare scelte chiare in difesa dei produttori. E si è mossa solo negli ultimi tempi. Invece ci sarebbe bisogno di indicazion­i chiare. Anche ora che il regime delle quote è stato abbandono ed è in corso un’inondazion­e del mercato da parte dell’estero. La prima cosa da fare dovrebbe essere messa in evidenza la provenienz­a del prodotto italiano. Solo così ci salviamo».

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 ??  ?? Indomabili Nelle quattro immagini le proteste dei Cobas del latte (tra cui quella storica di Vancimugli­o); ma anche il simbolo delle proteste, la mucca Ercolina, a in piazza San Marco
Indomabili Nelle quattro immagini le proteste dei Cobas del latte (tra cui quella storica di Vancimugli­o); ma anche il simbolo delle proteste, la mucca Ercolina, a in piazza San Marco

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