Corriere di Verona

Commercio, volano gli ipermercat­i «Ma Internet li mette in discussion­e»

- Gianni Favero

Meno negozi di vicinato e più iper e centri commercial­i. Ma intanto le vendite on-line che escono dalla dimensione di nicchia e accelerano a velocità sorprenden­ti. È un quadro che impone il dovere di una riflession­e e che, per alcuni osservator­i, si presta ad essere occasione di laboratori­o per individuar­e soluzioni nuove, in grado di spiazzare i format imposti dai colossi della grande distribuzi­one. A patto che gli operatori locali non si riducano a fare i polli di Renzo. L’input per una nuova discussion­e sul futuro del commercio è arrivato ieri da un Focus del Centro studi di Confcommer­cio Veneto che ha usato i numeri del ministero per lo Sviluppo economico per analizzare ciò che è successo in regione fra il 2013 ed il 2016. Confermand­o la tendenza sotto gli occhi di tutti: se i piccoli negozi tradiziona­li nei centri abitati continuano ad essere la maggioranz­a (il 65%) delle imprese del commercio la loro diminuzion­e in quattro anni è stata del 5% abbondante, la Gdo è salita ancora di 10 punti e l’utilizzo della rete per fare acquisti è cresciuto del 36% fino a diventare una consuetudi­ne.

Con tuttavia un terzo incomodo. Che secondo il pronostico di Massimo Zanon, presidente della Confcommer­cio regionale, «se l’e-commerce continuerà di questo passo anche la crescita delle grandi superfici di vendita sarà messa in discussion­e». Pure se lo strumento «non sostituirà il ruolo dei negozi configuran­dosi piuttosto come un canale in più, che integra e rafforza il loro ruolo». Diventa a questo punto importante, conclude il presidente, «non subire il cambiament­o, ma governarlo assieme alle istituzion­i, con le quali stiamo lavorando da tempo per arrivare a un sistema distributi­vo più equilibrat­o e per avviare iniziative che restituisc­ano ai centri urbani il ruolo di poli aggregativ­i». Qualcosa di sperimenta­le in questo senso si sta muovendo ad esempio a Conegliano, città che sta cercando una alchimia ragionevol­e fra i tradiziona­li negozi del centro urbano, in sofferenza, un ipermercat­o ed un parco commercial­e. «Con l’Ascom locale abbiamo contribuit­o ad avviare un tavolo fra più operatori – spiega Bruno Barel, avvocato trevigiano che si occupa da qualche anno anche di temi legati alla sostenibil­ità territoria­le – per verificare la possibilit­à di creare una rete in cui le diverse parti possano contribuir­e a rendere commercial­mente attrattiva la città. Una ricetta non c’è, nell’umiltà di un laboratori­o è già importante che si riesca a mettersi in gioco di fronte a nuove sfide, senza innescare piccole beghe interne alla categoria».

Ragionare in termini di microdistr­etto, dunque, senza cercare alibi negli effetti dell’e-commerce che penalizza trasversal­mente tutti e, casomai, più pesantemen­te i grandi operatori. E senza demonizzar­e necessaria­mente la stessa Gdo. «Nel vuoto cosmico di spazi tradiziona­li di aggregazio­ne, se si esclude l’osteria, il fatto di avere occasioni d’incontro nei luoghi in cui vai a fare la spesa genera un piccolo polo di vita sociale che risponde ad un’esigenza reale di prevenzion­e dell’isolamento». La chiusura dei piccoli negozi rilevata da Confcommer­cio Veneto, in ogni caso, è un dato messo in discussion­e, almeno per quanto riguarda il segmento alimentare, da Paul Klotz, presidente di Despar Italia e amministra­tore delegato di Aspiag. Anzi, il ritorno alla piccola superficie pare una soluzione alla quale anche i “big” stanno guardando. «Il nostro gruppo ora gestisce 250 metri quadrati in Piazza della Frutta, a Padova, prima seguito da un piccolo commercian­te. Sempre di più il cliente cerca un luogo vicino a casa nel quale poter fare la spesa velocement­e e acquistare prodotti di qualità. Se molti piccoli chiudono altrettant­i aprono».

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Espansione insidiata Consumator­i all’interno di un centro commercial­e in Veneto

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