«39 Venezie» Volti e storie di Ivo Prandin
L’intelligenza non invecchia; così dopo quasi 50 anni dalla prima edizione (Rebellato, 1968) il libro di Ivo Prandin, colonna del giornalismo culturale veneto, intitolato 39 Venezie rinasce, con squisita veste grafica, nelle edizioni veneziane Lineadacqua (pagine 175, euro 18), e acuta prefazione di Lorenzo Tomasin, professore di filologia romanza a Losanna ed editorialista del Corriere del Veneto. Un testo curioso che raccoglie 39 interviste fatte verso la fine degli anni Sessanta a altrettanti intellettuali (italiani e non) sul tema di Venezia.
Da quelle pagine emerge una città che ha da poco vissuto il pericolo della cancellazione fisica e che è diventata consapevole della propria fragilità, una comunità ancora non depauperata dalla migrazione verso la terraferma ma già alla ricerca di una identità che stava sgretolandosi.
Le voci diverse – molti gli scrittori- rilanciano immagini forse anche visionarie, utopiche di quella città conosciuta e (quasi sempre) amata, fatta anche di odori, materia e forte fisicità, ma in ciascuna di quelle differenti Venezie si ritrova ancora oggi un senso più profondo, la verità di un luogo costruito da e per gli uomini e perciò stesso capace di assorbire cambiamenti – che devono essere lenti, mirati, concertati - un luogo nato per una funzione sociale e per questo costituzionalmente oltreché storicamente al servizio della comunità che lo abita.
È insomma una faccenda più di etica che di politica, come ci spiegavano allora e come il presente ha tristemente dimostrato. Ma ciò che ci sta sotto gli occhi, il più delle volte sfugge e per fortuna che dalle 39 Venezie di Prandin ci giunge una raffica di buon vento letterario e insieme il suggerimento di tornare a leggere autori quali Berto (sempre formidabilmente pungente quando afferma di essere diventato scrittore per mostrare ai veneziani che anche uno di Mogliano può essere bastantemente intelligente), Parise, Palazzeschi, Valeri, Piovene: scrittori che non cavalcavano l’onda, il mainstream politico e letterario e perciò allora poco supportati e oggi moderatamente dimenticati.
Un buon vento che a quel tempo soffiava spesso a Venezia per titillare intelletti locali e metterli in guardia dall’assopimento del consenso e che Prandin, da esperto marinaio nel gran mare della cultura - ha saputo raccogliere per quelli di allora e, adesso, anche per noi.