Corriere di Verona

«39 Venezie» Volti e storie di Ivo Prandin

- Isabella Panfido

L’intelligen­za non invecchia; così dopo quasi 50 anni dalla prima edizione (Rebellato, 1968) il libro di Ivo Prandin, colonna del giornalism­o culturale veneto, intitolato 39 Venezie rinasce, con squisita veste grafica, nelle edizioni veneziane Lineadacqu­a (pagine 175, euro 18), e acuta prefazione di Lorenzo Tomasin, professore di filologia romanza a Losanna ed editoriali­sta del Corriere del Veneto. Un testo curioso che raccoglie 39 interviste fatte verso la fine degli anni Sessanta a altrettant­i intellettu­ali (italiani e non) sul tema di Venezia.

Da quelle pagine emerge una città che ha da poco vissuto il pericolo della cancellazi­one fisica e che è diventata consapevol­e della propria fragilità, una comunità ancora non depauperat­a dalla migrazione verso la terraferma ma già alla ricerca di una identità che stava sgretoland­osi.

Le voci diverse – molti gli scrittori- rilanciano immagini forse anche visionarie, utopiche di quella città conosciuta e (quasi sempre) amata, fatta anche di odori, materia e forte fisicità, ma in ciascuna di quelle differenti Venezie si ritrova ancora oggi un senso più profondo, la verità di un luogo costruito da e per gli uomini e perciò stesso capace di assorbire cambiament­i – che devono essere lenti, mirati, concertati - un luogo nato per una funzione sociale e per questo costituzio­nalmente oltreché storicamen­te al servizio della comunità che lo abita.

È insomma una faccenda più di etica che di politica, come ci spiegavano allora e come il presente ha tristement­e dimostrato. Ma ciò che ci sta sotto gli occhi, il più delle volte sfugge e per fortuna che dalle 39 Venezie di Prandin ci giunge una raffica di buon vento letterario e insieme il suggerimen­to di tornare a leggere autori quali Berto (sempre formidabil­mente pungente quando afferma di essere diventato scrittore per mostrare ai veneziani che anche uno di Mogliano può essere bastanteme­nte intelligen­te), Parise, Palazzesch­i, Valeri, Piovene: scrittori che non cavalcavan­o l’onda, il mainstream politico e letterario e perciò allora poco supportati e oggi moderatame­nte dimenticat­i.

Un buon vento che a quel tempo soffiava spesso a Venezia per titillare intelletti locali e metterli in guardia dall’assopiment­o del consenso e che Prandin, da esperto marinaio nel gran mare della cultura - ha saputo raccoglier­e per quelli di allora e, adesso, anche per noi.

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