Grandi suggestioni, la Fabbrica Alta suona e si illumina
Venerdì 26 gennaio, ore 18, Deus ex Fabrica: la Fabbrica Alta di Schio (Vicenza) «in concerto», suoni e visioni prodotti sulla facciata di un edificio che ha pochi eguali.
Una dopo l’altra, da sole o a gruppi, cinquanta finestre dello stabilimento dismesso si illuminano e suonano, trasformando d’incanto la fabbrica in un’astronave, e la notte di Schio in uno stellato libro di fiabe. Suoni liquidi e carezzevoli, melodie di genere «ambient», caleidoscopi post-industriali, ninna nanne informatizzate lungo scie tracciate da maestri come Brian Eno. Ma nulla si ascolta di registrato, in questa notte trasfigurata dove tutto suona invece dal vivo, eseguito cioè «in remoto», da una qualsiasi lontananza che la tecnologia annulla. Così prevede il progetto Deus ex Fabrica (fino al 21 marzo), curato dal collettivo D20 e promosso da Comune e fondazione Teatro Civico di Schio con il coordinamento del Laboratorio di management dell’arte dell’università Ca’ Foscari di Venezia: ovvero nove settimane di sperimentazione sonora affidate a nove musicisti, e punteggiate da esecuzioni ufficiali delle loro opere composte per Schio, come questa di venerdì 26. L’autore di turno è l’americano Ryan Carlile, e solitamente si fa apprezzare nel duo Visible Cloacks, dove assieme al collega Spencer Doran genera album come il recente «Reassemblage», definito dall’autorevole periodico Ondarock «una delle esperienze ambient più peculiari degli ultimi anni». Così come ha fatto il messicano Juan Duarte dal 15 al 21 gennaio, ora tocca a Carlile animare la Fabbrica Alta, inviando fino a domenica 28 musica dalla sua Portland, verdeggiante metropoli incastonata fra boschi e fiumi dell’Oregon: nove ore di fuso orario annullate da una connessione che unisce i parchi lussureggianti del Pearl District e il massiccio del Pasubio in un’unica, virtuale città.