Clochard, mercoledì i funerali S’indaga per omicidio volontario
Nulla osta per la sepoltura del marocchino arso vivo nell’auto
«El miercoles en Marruecos». La voce arriva da Barcellona e tradisce ancora un po’ di emozione. Perché, a distanza di oltre un mese da quella tragica sera del 13 dicembre scorso, finalmente Salah può annunciare la data per i funerali di suo zio Ahmed Fdil, il clochard marocchino morto carbonizzato a Zevio.
La procura dei minori di Venezia, dopo l’autopsia eseguita lunedì dal medico legale veneziano Antonello Cirnelli, ha finalmente concesso il nullaosta alla sepoltura. E ora i familiari attendono con ansia il ritorno della salma in Marocco, per celebrare l’atteso funerale. «Ci sarà moltissima gente - racconta il nipote che vive a Barcellona e che nei giorni scorsi era stato a Verona per chiedere giustizia -. È già tutto programmato per mercoledì». Ma una volta celebrato il funerale, la vicenda di quel rogo maledetto divampato all’improvviso nell’auto in cui Ahmed viveva da mesi, è destinata a proseguire nelle aule del Tribunale per i minori di Venezia. Perché, al momento, per la morte del clochard nordafricano, ci sono due ragazzini indagati. E l’accusa contestata, ad oggi, è quella pesantissima di omicidio volontario. Una spada di Damocle che pende sulle teste di un 17enne e del presunto suo complice di appena 13 anni (per questo non imputabile). Le indagini dei carabinieri avrebbero appurato che da tempo ormai i due ragazzini infastidivano «il baffo». I residenti hanno poi raccontato che la baby-gang (del gruppetto farebbero parte anche altri giovani che, però, al momento non risultano indagati per il delitto) da giorni si divertiva a lanciare petardi contro l’auto scassata in cui Ahmed aveva deciso di vivere. Ma a innescare il terribile rogo di Santa Lucia, secondo i primi accertamenti, non sarebbero stati i petardi. Era stato il tredicenne, sentito dai carabinieri, a raccontare di uno «scherzo» sfociato nella tragedia: fazzoletti di carta incendiati e poi lanciati all’interno dell’abitacolo arrugginito. Resta però da chiarire se oltre ai fazzoletti, in quell’abitacolo, fosse stato gettato anche qualche sostanza di quelle che in gergo tecnico vengono definite «acceleratori», come ad esempio la benzina.