Destinato a saltare il matrimonio tra Agsm e Aim
I nodi di peso azionario e dirigenza. In caso di stop vincerebbe la linea di Croce
Federico Sboarina ripete che «per la fusione tra Agsm e Aim l’ago della bussola è esattamente a metà tra il sì e il no». Ma in questo momento l’ago pende decisamente verso il «no». E l’incontro ufficiale nei prossimi giorni tra Sobarina e il sindaco di Vicenza, Achille Variati, segnerà quasi sicuramente lo stop definitivo alla fusione tra le due multiutility.
Federico Sboarina ripete che «per la fusione tra Agsm e Aim l’ago della bussola è esattamente a metà tra il sì e il no». Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, giustamente prudenti, quell’ago della bussola, in questo momento, indica decisamente la direzione del «no». E l’incontro ufficiale che è stato annunciato entro questa settimana (tra oggi e domani fanno sapere dal comune berico) tra Sobarina e il sindaco di Vicenza, Achille Variati, presenti Michele Croce, presidente di Agsm, e l’amministratore unico di Aim Group, Umberto Lago, segnerà quasi sicuramente lo stop definitivo alla fusione. In riva all’Adige, infatti, sembra ormai aver avuto partita vinta proprio Croce, che all’intesa con Vicenza è sempre stato nettamente contrario. L’aveva detto già all’atto del suo insediamento («ormai, nel settore delle multiutility, le grandi fusioni non le fa più nessuno e si preferiscono le microfusioni, come fa Hera, oppure le joint venture, come fa A2A») e lo ha ribadito nei giorni scorsi anche al nostro giornale, spiegando di puntare alla creazione di un polo che federi i territori di Vicenza, Verona, Mantova e il Garda, con propaggini anche in territorio bresciano, dove è già molto forte A2A. A Croce non sarebbero mai piaciute, in particolare, né la decisione sul «peso» azionario all’interno della futura società (finora stabilito con il 58% a Verona ed il 42% a Vicenza), né l’indicazione di creare due direttori, ciascuno con settori di propria competenza (obiezione quest’ultima condivisa anche da altri, in città). Lo stesso Croce aveva dichiarato al nostro giornale che comunque se ne sarebbe riparlato solo dopo le elezioni. Mentre Palazzo Barbieri ha deciso di prendere subito il toro per le corna, col vertice già deciso per questi giorni.
Ovviamente, tutto è ancora possibile, e il vento è già cambiato molte volte, in questi mesi. Pareva cosa fatta, poi si è preso tempo, poi pareva bastasse modificare qualche parte dell’accordo (sulle rispettive quote di partecipazione e sulla dirigenza). Solo dopo l’incontro di questa settimana avremo quindi la certezza definitiva. Ma l’ipotesi che viene data come più probabile è che Verona chieda un cambio nei rapporti di forza societari (portando Verona sopra il 60%), che Vicenza rifiuti (ricordiamo che la giunta berica è in scadenza e prossima alle elezioni, e difficilmente può permettersi di… ingoiare bocconi amari) e che quindi l’incontro delle prossime ore possa rifarsi al titolo del vecchio film: «Incontrarsi e dirsi addio». La fusione tra Agsm e Aim avrebbe portato alla nascita di una realtà industriale con un fatturato di 1 miliardo e 100 milioni di euro, un margine operativo lordo di oltre 130 milioni e 2.250 dipendenti. Le aree di business sarebbero state la vendita di energia, il ciclo dei rifiuti e la produzione e distribuzione di energia e calore.