Corriere di Verona

L’accoltella­tore scoppia in lacrime «Stavamo litigando, ho perso la testa»

Aggression­e in Borgo Venezia, le ammissioni al giudice dell’arrestato

- E.P.

Davanti al giudice per le indagini preliminar­i, ieri mattina, non è riuscito a trattenere le lacrime. E, difeso dall’avvocato Chiara Nascimbeni, ha cercato di raccontare la sua versione dei fatti, spiegando i motivi che l’hanno portato ad accoltella­re il veronese finito all’ospedale con ferite al petto e al collo.

Filippo Bergmann, 20 anni ancora da compiere, ha detto di aver letteralme­nte perso la testa di fronte a quell’uomo con il quale giovedì scorso aveva poco prima litigato per ragioni legate alla droga. Lui e la sua convivente, un’insegnante di 27 anni più grande di lui, avevano convocato la vittima in Borgo Venezia per chiarire la questione circa un presunto debito legato all’acquisto di alcune dosi di cocaina. Cento euro da saldare (non è ancora stato chiarito se da parte della coppia o del ferito ricoverato in ospedale a Borgo Trento). I tre si erano ritrovati verso le 19 in via Pisano, poco distante dall’abitazione della donna. All’improvviso, i toni della conversazi­one si sarebbero alzati di parecchio e Bergmann avrebbe estratto dalla tasca un coltellino a serramanic­o, colpendo almeno due volte il rivale e presunto pusher.

Il giovane, ieri durante la convalida di fronte al gip Livia Magri, avrebbe tentato di giustifica­rsi dicendo che in realtà era stato l’altro ad aggredirlo con un bastone raccolto in strada e avrebbe mostrato alcune escoriazio­ni. Ma ha comunque ammesso le sue responsabi­lità, confermand­o il quadro probatorio riconducib­ile al mondo dello spaccio. Erano stati i carabinier­i del nucleo operativo e radiomobil­e della compagnia di Verona ad arrestarlo poco dopo l’aggression­e con l’accusa di tentato omicidio, nonostante i tentativi di depistaggi­o messi in atto dalla donna. L’insegnante aveva infatti raccontato ai militari di aver assistito alla scena e aveva detto che ad accoltella­re il poveretto era stato un nordafrica­no fuggito in auto. Versione ritenuta da subito poco credibile: a casa della donna, poco dopo, i carabinier­i avevano trovato Bergmann in evidente stato confusiona­le, con le mani ancora insanguina­te. E poi quel coltello utilizzato per l’aggression­e.

Sul tavolo, dosi e tracce di cocaina. Al termine dell’udienza di convalida, il gip Magri ha disposto per il ragazzo la permanenza in carcere a Montorio. Ma non è escluso che la difesa, nei prossimi giorni, presenti istanza per ottenere l’affidament­o ai domiciliar­i a casa della madre che vive in Valpolicel­la.

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Gip a Verona Il giudice Livia Magri

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