Giurisprudenza, a Verona sarà a numero chiuso
Laurea magistrale, ci saranno 280 posti. E 150 per «Servizi Giuridici». Gottardi: «È un aiuto all’orientamento»
L’Università di Verona è la prima fra i due atenei di Legge (la storica Padova) a varare il numero chiuso. La decisione presa ieri dal collegio didattico, l’anno prossimo limite fissato a 280 studenti.
«Se uno studente si iscrive da noi e poi molla tutto dopo un anno, il fallimento non è solo suo, ma anche nostro». La giusta lettura da dare alla decisione di mettere un tetto alle iscrizioni a Giurisprudenza, decisa ieri dal collegio didattico a Verona, la fornisce la stessa università, a partire dalla definizione. «Non è un numero chiuso, è un numero programmato: la cosa fondamentale è garantire la qualità della didattica e un percorso più pertinente possibile alle aspirazioni degli studenti» spiega Tommaso Dalla Massara, docente di Scienze giuridiche e delegato dal rettore all’orientamento e alle strategie occupazionali. «Non parliamo di un concorso per entrare in un posto inaccessibile, è una modalità di ingresso studiata in modo sartoriale che serve a testare l’orientamento dei ragazzi». Verona è la prima fra i due atenei di Legge (la storica Padova) a muoversi in tal senso. «Per la laurea magistrale il numero sarà di 280 posti - prosegue Dalla Massara, che è anche presidente del collegio di Giurisprudenza che ieri ha votato la delibera -, ma è possibile che venga modificato, questo per dire che non parliamo di un numero ristretto, ma garantista; per la laurea triennale, Servizi giuridici, si parla invece di 150 posti. Numeri tali per cui si ha tutta la possibilità di avere un gioco largo». La decisione è presa, dunque: a monte anche esigenze di spazi, oltre a quelle qualitative. Ora è tempo di «costruire» l’offerta in base al ritocco delle regole. «Ci stiamo domandando come costruire test d’ingresso che siano particolarmente idonei a selezionare gli studenti davvero interessati a seguire i corsi di giurisprudenza - spiega Donata Gottardi, direttrice del dipartimento di Scienze giuridiche -, sapendo che nelle scuole superiori il diritto non viene insegnato in maniera particolarmente completa. Proprio per capire come organizzare questi test avremo già degli incontri nei prossimi giorni. Dobbiamo cercare di selezionare nel modo più corretto e più efficiente possibile, per avere delle persone motivate e orientate agli studi giuridici che non cambino idea dopo aver iniziato».
Verona sta vivendo un vero e proprio boom di iscrizioni: nel biennio 2015-2016 sono state 292, nel 2016-2017 sono state 293 e nel 2017-2018 sono state 364. «Credo sia frutto di un progressivo miglioramento della nostra didattica - prosegue Gottardi - però questo ci deve spingere a non immaginare un incremento progressivo e basta, ma a selezionare e incrociare sempre meglio le propensioni e le passioni degli studenti con l’offerta formativa che noi diamo. Insomma, serve ottimizzare il tutto, senza adagiarsi sul fatto che arrivano tanti studenti. Vogliamo migliorare complessivamente la didattica e la ricerca di questo dipartimento». Sull’identikit dello studente di Giurisprudenza a Verona, si aggiunge un auspicio
«Vorrei che fossimo sempre più attrattivi da fuori, quindi con capacità di attrarre studenti da fuori regione. Al momento attingiamo soprattutto da Verona, Mantova, Vicenza. Ma saremo sempre più in grado di attirare gente da fuori perché in grado di proporre un’eccellenza nella didattica e nell ricerca». Proprio la didattica sta diventando un biglietto da visita distintivo per il «moderno» ateneo scaligero.
«Abbiamo intenzione di proiettare la nostra didattica innovativa nei temi del cambiamento, delle tecnologie nei processi decisionali, nell’impatto della digitalizzazione, solo per fare alcuni esempi - spiega la direttrice -. Sono davvero convinta che non possiamo più formare gli studenti come li formavamo vent’anni prima. Proprio qui noi costituiremo un laboratorio di didattica innovativa per studenti e anche per docenti. Questo dovrebbe ulteriormente migliorare la qualità della nostra offerta formativa e ci induce a pensare che sia ancora più importante una selezione all’ingresso che sia anche un orientamento a chi a è davvero intenzionato a coltivare gli studi giuridici anche con questa innovazione». Studi che non finiscono con l’ultima pagina dei libri, ma portano gli studenti a stage in tribunale, all’ordine degli avvocati, dentro un percorso formativo creato anche di esperienza.