Schianto in aereo, l’addio a Lino «Continua a volare in cielo con le tue nuove ali da angelo»
La vela colorata del suo parapendio appesa sulla facciata della chiesa, il suo caschetto di protezione, il cappello d’alpino con la penna nera. E poi tutti gli amici radunati ad aspettarlo, centinaia e centinaia di persone tutte per lui, per Lino Lavarini, l’agricoltore di Torbe che proprio ieri avrebbe compiuto 62 anni. Ma parenti e amici si sono ritrovati in chiesa per l’ultimo addio all’alpino che amava volare. Venuto a mancare mercoledì scorso, nell’incidente aereo sopra la collina di Arbizzano costato la vita anche al suo amico Prospero Antonini, l’istruttore che lo stava accompagnando in quel volo di ripresa sul Cessna decollato dalla base di Boscomantico (ieri sono stati recuperati da carabinieri e vigili del fuoco i resti del velivolo).
E in chiesa, ieri, c’erano anche la moglie e la figlia del comandante Antonini, ricordate nella preghiera da monsignor Bruno Fasani. «Siamo nati insieme in un freddissimo febbraio, circondati dalla terra che amavi e dal cielo che ti attraeva e che un giorno hai scoperto - ha detto il fratello gemello Sante, in lacrime -. Vedo nei tuoi occhi la gioia di quando mi raccontavi quello che io potevo solo immaginare. Continua a volare, guarderò il blu pensando a te. Ciao Lino, il nostro ultimo compleanno insieme».
Parole che hanno commosso tutti i presenti. Tra i banchi, il sindaco di Negrar Roberto Grison, il presidente dell’Aeroclub Boscomantico Francesco Righetti e il sovrintendente della Fondazione Arena Cecilia Gasdia. Gli alpini dei gruppi della Valpolicella, con i loro gagliardetti hanno scortato la bara ricoperta dal tricolore e da un cuscino di fiori bianchi e gialli. «All’alpino Lino vorrei dedicare la canzone alpina Benia Calastoria che descrive il ritorno a casa dell’emigrante che guardando la vallata si commuove e dice “sono tornato nella valle dove gh’era mio papà» ha detto monsignor Fasani che ha concelebrato insieme a monsignor Guido Todeschini, al vicario don Roberto Campostrini e ad altri sacerdoti della zona. «Ascoltando i racconti su Lino mi è venuto spontaneo pensare che la sua vita poggiasse su due pilastri: quello della cultura contadina delle contrade, della solidarietà tra vicini e quello dell’idealità, della capacità di sognare perché chi ama volare è un esploratore della vita come Icaro - ha proseguito monsignor Fasani -. Ma chi è Lino lo dovremmo chiedere a chi gli è stato davvero vicino. Ai nipoti, ai figli della sorella Beppina che mi hanno detto di aver trovato in lui un padre quando sono rimasti orfani. Uno zio che non aveva una famiglia propria perché era diventato padre di tanti. Dovremmo chiederlo al vicino di casa ormai in fase terminale che Lino si era preso in casa per oltre un anno, per accudirlo con amore fino alla fine. Dovremmo chiederlo a Daniel che ha aiutato a farsi una posizione sociale, andando poi in Ghana ad “adottare” quei bambini che ora sono là a pregare per lui, a comprare i banchi per la loro scuola». Sono stati gli amici a cercare di ricordare il suo «grande cuore». Quelli del gruppo alpini di Torbe: «Con entusiasmo e generosità sorridevi a tutti, prestavi concreto aiuto senza clamori, con altruistica dedizione. Non ti tradiranno le tue nuove ali, Lino, perché saranno potenti e leggere come le ali di un angelo». E quelli del gruppo di volo libero «Corno d’Aquilio» con i quali volava in parapendio e paramotore: «Sei stato un maestro di vita che infondeva tranquillità e serenità - ha detto il loro portavoce -. Ricordo quando, volando proprio qui sopra Torbe, mi dicesti via radio che ti sentivi come un angelo custode». «Caro Lino - ha concluso monsignor Fasani -, aspettaci con Prospero e con don Bernardo, il servo di Dio, fratello di Prospero, che sono sicuro che vi ha accolto sulla porta del Paradiso con la sua voce inconfondibile». E sulle note di Signore delle Cime, la salma è uscita dalla chiesa per l’ultimo volo di Lino. Sopra le sue colline.
Il gemello Ciao Lino, questo è il nostro ultimo compleanno assieme